Mosca ha avviato la pulizia linguistica della Bielorussia

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La Russia ha messo le mani sulla Bielorussia

È il 1918 quando Branislau Taraskevic, letterato e politico nato vicino a Vilnius, rende il bielorusso lingua ufficiale della neonata Repubblica Nazionale Bielorussa. L’idioma, chiamato anche Taraskevica in onore del suo promotore, prende le mosse da un dialetto orale parlato dalle masse contadine nelle regioni centro-settentrionali dell’impero zarista. A poco più di un secolo dalla sua codificazione, il bielorusso è a serio rischio d’estinzione per via della crescente diffusione del russo nel Paese (...) La Bielorussia del 2049, sarà priva della propria indipendenza e soggiogata al potere della Russia. È misteriosamente scomparso un poeta che scrive versi in una lingua a lui sconosciuta. Ed è in questa vicenda che Bacharevič racchiude la sua riflessione sulla lingua, interpretando un pensiero diffuso tra i molti bielorussi contrari al regime di Lukashenko: il rifiuto della cultura e della lingua nativa porta all'estinzione degli esseri viventi.Il commento di Alessandro Dowlatshahi su Linkiesta

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Il fronte cede. E Lukashenko "gioca" con l'atomica di Putin

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L'Ucraina di nuovo sotto la pressione degli invasori russi

L’attacco dell’artiglieria russa sul fronte ucraino orientale nelle ultime ore è salito di intensità. Un’azione forsennata condotta sperando di sfondare le linee ucraine e far cadere il fronte costringendo Kiev a riorganizzare le difese facendo indietreggiare per decine di chilometri i battaglioni. Militarmente sarebbe una catastrofe. Politicamente, una disfatta. Dovendo fronteggiare la peggiore delle eventualità, la corsa alla consegna delle armi occidentali è a perdifiato. Vladimir Putin ha bisogno di esibire domani, giornata in cui ricorre la vittoria sul nazifascismo, lo scalpo di Kiev. La regione di Avdiivka potrebbe essere troppo poco, dopo due anni di guerra. Il timore che tiene svegli civili e militari, è per un’azione su vasta scala, con una raffica di attacchi senza precedenti dal cielo, ad aprire un varco per le forze di terra, lungo il fronte di 1.000 nel sud e nell’est, dove il Cremlino potrebbe tentare l’assalto ad alcune delle ultime grandi città della regione industrializzata di Donetsk, segnando l’acquisizione di un bottino politico ed economico. Il commento di Nello Scavo su Avvenire.

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