Ecco come funziona la propaganda putiniana in Italia
- Scritto da Ugo Pilia
Elezioni in vista, la propaganda russa si scatena
Non c’è una strategia lineare, non c’è un unico canale di approvvigionamento e soprattutto non c’è un esecutore unico ma una galassia di sigle, piccoli gruppi formali e informali, consolati onorari, ex deputati, consiglieri regionali, giornalisti, influencer e analisti dietro all’imponente propaganda putiniana in Italia. Quello che da molti anni il nostro Paese vive e che si è acutizzato dall’invasione estesa dell’Ucraina è frutto dell’applicazione delle cosiddette «misure attive». Lo spiega a Linkiesta, un ex diplomatico russo che per anni ha lavorato a Roma e ora si occupa di protezione dei dissidenti nei Paesi del Baltico: «Le misure attive sono una serie di operazioni riservate che hanno lo scopo di rovesciare e sovvertire un Paese e la sua opinione pubblica, sono di difficile individuazione perché coinvolgono tanti piani diversi tra di loro, con soggetti lontani ma che sono unificati da uno scopo unico. Per esempio sul caso dei manifesti propagandistici questo è molto chiaro» (...) L'Ambasciata russa finanzia i suoi centri di cultura, le associazioni, i consolati, insomma le strutture ufficiali che provvedono a smistare a loro volta ad altre associazioni o privati cittadini somme di denaro variabili che servono per mantenere le strutture putiniane, fare convegni, lanciare campagne come quella dei 6×3. Ne scrive Massimiliano Coccia su Linkiesta