L'Europa dei masochismi

L'Europa dei masochismi

    Da più parti si sta oggi commentando l’attuale crisi europea dal punto di vista dell’economia. Vi sono certo buone ragioni per adottare questo filtro: l’inflazione galoppa, forse non a ritmi disastrosi come in Turchia, ma comunque ha raggiunto il 10%. Il regime dei prezzi è in inarrestabile salita e le risorse energetiche, per una significativa percentuale rappresentate dal gas russo a buon mercato, si sono rarefatte dopo l’inizio della guerra in Ucraina, cosa che a sua volta ha frenato la produttività industriale. Il recente misterioso e più che sospetto sabotaggio al gasdotto russo sottomarino (Nordstream) ha ulteriormente ridotto la quantità di gas che affluisce in Europa tramite i vari gasdotti che originano dalla Russia.  Risultato: molti Paesi europei, saranno sempre più costretti  a sostituire il gas russo con quello americano, di gran lunga più caro. A soffrirne non saranno solo le famiglie ma anche le industrie, in particolare nei Paesi più industrializzati come la Germania. Insomma, una crisi generale,  (ma in parole spicciole un disastro, destinato a peggiorare nel corso dei prossimi mesi e del 2023.

        Se il filtro economico non fa una grinza, i più sembra abbiano dimenticato come e perché si sia arrivati a questo punto. In realtà, i motivi non hanno nulla a che vedere con la banale economia. Essi riguardano l’ossessiva, patologica e annosa ostilità di Washington nei confronti di Mosca e quindi lo scervellato e deliberato ampliamento della Nato dagli anni ’90 in poi (anziché il suo scioglimento), il sostegno (o fattiva partecipazione) di Washington al colpo di Stato in Ucraina nel 2014, le sanzioni alla Russia e adesso  l’oceano di armi fornite da Stati Uniti ed Europa a un Paese che fino a non molti anni fa era citato per la corruzione dilagante e per le sue frange dalle nostalgie naziste. Senza tali massicce forniture di armamenti, la guerra sarebbe molto probabilmente finita già da mesi, ma evidentemente questo non rientrava nella strategia americana. I distacchi previ referendum dei territori orientali, Crimea inclusa, sarebbero diventati un accettato e legittimo dato di fatto, così come è avvenuto, senza tanto chiasso e clamori, con i distacchi del Montenegro, del Kosovo e della Slovacchia. Nel loro caso, nessuno si è lamentato. Invece, nel caso della Russia, l’irresponsabilità o malafede continuano ad alimentare il conflitto e, per aiutare una nazione dagli obiettivi, trascorsi e comportamenti tutt'altro che limpidi e convincenti, ovvero l’Ucraina,  e quindi sostenere la supposta guerra fra Russia e quest’ultima (in realtà, una guerra degli Stati Uniti contro la Russia), centinaia milioni di Europei sono caduti vittima di una spudorata frode e ora subiscono gli effetti di una crisi economica sempre più grave. Uno scenario surreale.

      Le recenti esplosioni al Nordstream suggeriscono con prepotenza che il ruolo destabilizzante di Washington nello scacchiere europeo si è fatto ancora più protervo e ormai alla luce del sole. Esse hanno messo fuori uso due delle linee del gasdotto, mentre sembra che la linea B del Nordstream 2 non sia danneggiata e stia per entrare in funzione. Anche in mancanza di dati concreti, le prove indiziarie a carico degli Stati Uniti sono comunque assordanti e tali da lasciare pochi dubbi. Dalle vecchie pressioni americane su Berlino ad interrompere il progetto del Nordstream alle dichiarazione di Biden nelllo scorso febbraio (“in un modo o nell’altro porremmo fine al Nordstream”), ai curiosi avvertimenti a Berlino della CIA che potevano esserci degli attentati al gasdotto, agli elicotteri americani che sorvolavano la zona del Baltico prima delle perdite, alla recente affermazione di Blinken secondo cui il danno costituisce “una tremenda opportunità” per indebolire “l’imperialismo russo (sic!), fino alle felicitazioni dell’ex- ministro degli esteri polacco R. Sikorski (“Grazie USA!”), insomma tutto converge in un’unica direzione. Del resto, come hanno sostenuto autorevoli ex- ufficiali americani a riposo come Douglas Macgregor  o R. Black, “solo gli Stati uniti avevano gli strumenti, l’opportunità e i motivi” per cercare di rendere inattivo il Nordstream, direttamente o tramite servizievoli agenti. Quanti sostengono che il sabotaggio sia avvenuto ad opera della Russia soffrono evidentemente di cretinismo congenito o di pura e semplice ipocrisia. Perchè mai infatti a Russia avrebbe deciso di distruggere una sua proprietà, prezioso strumento di pressione sull’Europa e fonte di giganteschi profitti economici? Se proprio voleva solo interrompere a scopi tattici il flusso del gas, bastava solo chiuderei dei rubinetti, senza bisogno di provocare esplosioni. 

        Insomma, tutto suggerisce che si tratta dell’ultima e poco discutibile conferma del ruolo nefasto detenuto da Washington e dal neanche tanto occulto establishment industriale-militare nelle attuali faccende europee. 

        Mentre la deliberata e ostinata ingerenza americana in Europa e la guerra per interposta persona nei confronti della Russia hanno una loro logica sia pure perversa e irrazionale, quello che sconcerta e riesce difficile capire è tuttavia il comportamento europeo, la passività di un intero Continente, la docilità con cui anche nazioni come la Germania o la Francia accettano il ruolo di marionette e non si oppongono all’equivoco. Il grande e tragico equivoco degli ultimi decenni è infatti la progressiva sovrapposizione ed equazione di Comunità Europea e Nato. Tutto ciò che sta accadendo da decenni a questa parte, l’immutata e capillare presenza di basi e militari americani in Europa, le scervellate sanzioni-boomerang dell’Europa verso la Russia, questo surreale masochismo europeo derivano tutti dalla suddetta cancerogena sovrapposizione e confusione. Mettere in forse l’utilità della Nato e criticarne l’indebita presenza viene infatti presentato come una bestemmia e un attentato alla stessa UE! Per quanto TV, mass media, cellulari ed altri feticci di largo consumo possano contribuire ad annebbiare le coscienze e l’intelligenza, rimane inspiegabile la cecità di centinaia di milioni di persone che giornalmente bevono fandonie inverosimili circa la supposta democrazia dello Zio Sam, la cattiveria del “tiranno” Putin e la difesa dell’Europa dall’Imperialismo russo che mirerebbe ad ingoiare le nazioni europee. Che stupidaggini simili appaiano anche negli articoli di quotidiani autorevoli come The Guardian o The Observer, per non parlare dei melensi e cortigiani Corriere della sera o La Stampa, ciò la dice lunga sul livello di distorsione e disinformazione di cui sono vittime masse già mentalmente impigrite e che preferiscono dedicare le loro energie mentali a come sbarcare il lunario. 

      Alcuni dei propinatori delle fandonie e i cultori della suddetta confusione-sovrapposizione di stanza a Bruxelles e in altre nazioni sono negli ultimi tempi delle donne che non fanno onore al ruolo altrimenti prezioso della categoria nella società. Gli acidi ed irresponsabili continui proclami di sanzioni di Ursula von der Leyen hanno avuto risultanti devastanti per i comuni Europei. Allo stesso modo, infelici decisioni della finlandese Sanna Marin o della ex-Primo ministro svedese Magdalena Andersson per un ingresso nella Nato sono forse meno deliranti delle richieste dell’attore-Presidente Zelenski (in perenne maglietta militare) per un immediato ingresso – proprio adesso! - nell’organizzazione, ma rimangono pateticamente assurde e pericolose. A tale poco lusinghiera performance femminile si potrebbe aggiungere anche la voce di una sostenitrice del Brexit e di imperterriti sostegni all’Ucraina come l’attuale Primo Ministro britannico Liz Truss, che rischia di far apparire innocenti anche le pur caotiche, incoerenti ed istrioniche imprese di Boris Johnson. Riuscirà l’Italia, nella persona del suo probabile nuovo Primo Ministro italiano, Giorgia Meloni, a iniettare un po’ di buon senso e serietà in tanto dilettantismo e tanta poca onestà intellettuale? Riuscirà costei  a neutralizzare e scavalcare l'intolleranza bigotta e faziosa che pervade le alte sfere della politica e della supposta intelighenzia italiana e che di fatto propaga un "regime" dissimulato ma strisciante che affligge il Paese da decenni? Questa è la grande sfida per la signora Giorgia Meloni. Le reazioni del solito coro, fra l’altro multinazionale,  circa le sue presunte nostalgie fasciste o comunque supposte posizioni di estrema destra confermano solo il livello di distorsione e la disonestà prima accennati. In realtà, si tratta di un coro che vive di slogans vecchi e cervellotici, come quello degli “alleati” – che si suppone siano gli Europei -  o della nozione che opporsi a una selvaggia e indiscriminata immigrazione o o alla crescita di moschee come funghi con tanto di Imam predicatori di fondamentalismi o prendere le distanze da petulanti e invadenti gay pride equivalga ad essere inumani e reazionari. Qualcuno dovrebbe ormai capire che non ha senso parlare di "destra" e di "sinistra" ma piuttosto di intelligenti e di stupidi, di onesti e di furfanti, di miopi e di coloro che vedono lontano, di dilettanti e di professionisti.

       Gli esponenti politici di casa a Bruxelles non hanno neanche la giustificazione dell’età avanzata e dell’evidente declino mentale che gli stessi osservatori Americani da molti mesi riscontrano nei comportamenti e nei sempre più bellicosi tentativi del Presidente americano di ignorare il proprio vertiginoso calo di popolarità. A tanto masochismo, insipienza, passività e cecità non ci sono giustificazioni ed esse rimangono un mistero, sia pur tragico. Neanche la specie di ipnotismo con cui Bruxelles dà man forte alle paranoie e continue richieste  di armi e nuove sanzioni fatte dal Presidente in maglietta Zelensky giustifica e spiega tale masochismo. Il fatto che recentemente quest'ultimo ha addirittura affermato che la Nato dovrebbe preventivamente colpire la Russia con armi nucleari - affermazioni poi prudentemente ritrattata da membri del suo ufficio - conferma solo quanto l'uomo sia pericoloso ma stranamente ascoltato dagli ovili ufficiali.

       Così, l’unica speranza per l’Europa rimane quella che cresca il dissenso per gli attuali indirizzi della UE, per le sue scervellate sanzioni, per le sue rigidità e per le sue discriminazioni ideologiche. L’Ungheria, la Slovacchia, il malumore tedesco ma anche polacco suggeriscono come tale dissenso cresca. E qui converrà smentire che tale dissenso corrisponda a un’automatica messa in forse dell’istituzione in quanto tale. Caso mai, esso corrisponde a un rifiuto delle sue imposizioni da tavolino, dei modi con cui certi individui ne interpretano ed attuano i ruoli. Né vi è da attendersi molto dal fungo creativo costituito dalla neo Comunità Politica Europea, dalle intenzioni e scopi confusi e vaghi. Quello che occorre non è la creazione di una nuova e vada comunità politica europea  né la dissoluzione della UE ma piuttosto una UE più saggia, meno ideologica, più flessibile.

       Il problema di fondo rimane solo uno: la revisione dell’istituzione, liberata dai suoi schemi e rigidità ideologiche, più flessibile ed attenta alle differenze e particolarità etniche e soprattutto capace di por fine a una vergognosa e inutile servitù militare e politica  - quella nei confronti degli Stati Uniti - che sta solo infliggendo disastri alle nazioni europee. 

Antonello Catani, 7 ottobre 2022

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