Europa, questa sconosciuta!

Chi mandiamo  in Europa?

La lezione della crisi che ha afferrato per la gola l’Italia non l’abbiamo proprio capita. Quel che interessa ai partiti è il risultato elettorale da spiattellare sul piatto della politica interna. Così sembra fare Matteo Renzi, il quale anziché parlare dei gravi problemi che il Paese ha nel suo confrontarsi quotidiano con Bruxelles come il problema del sovraffollamento delle carceri, per cui l’Italia se non risolve il problema a breve rischia di pagare una multa salatissima e le nostre finanze, già al collasso, si dissanguerebbero ancor di più; la vicenda di uno sciagurato fiscal compact inserito in Costituzione che ci obbligherà a stanziare ogni anno, a partire forse dal 2016, una somma pazzesca che, di fatto, ci può impedire di operare altre scelte più urgenti. C’è poi la questione irrisolta del tetto del deficit del 3%, soglia invalicabile che, un giorno sì e l’altro pure, il presidente della Commissione Europea, Barroso o il commissario Olli Rehn, ricordano a Renzi che l’Italia non lo deve superare. Ma come si permettono questi politici che i cittadini europei non hanno eletto e che sono come dei piccoli funzionari che devono soltanto eseguire le direttivi degli Stati membri. Poi succede anche che da Bruxelles saltan fuori anche dichiarazioni dei vari commissari in contraddizione l’uno con l’altro. La verità è che l’Italia non ha peso politico a Bruxelles. Il vice presidente, espressione dell’Italia,  Antonio Tajani (peraltro uomo berlusconiano) non è che batta i pugni sul tavolo. Che è poi quello che viene chiesto al capo del nostro governo pro tempore. Nessuno dei premier italiani (né Berlusconi, né Monti, né Letta) hanno avuto il coraggio di contestare l’operato del vero presidente della Commissione Europea, ossia Angela Merkel. Speriamo che ci riesca il giovane Matteo Renzi, il quale non ha niente da perdere. Ha già fatto intendere che se a Roma non gli fanno fare le riforme (elettorale, del Senato, del Lavoro, ecc.) molla tutto e si va a elezioni anticipate. Esito che non conviene a nessuno. Forse neanche al M5S di Beppe Grillo. All’ Italia si chiede di rispettare scrupolosamente i vincoli di bilancio. Non si deve permettere un deficit superiore al 3 per cento. Altre volte, da Bruxelles arriva il monito (il copione era all’inverso: brava Italia che stai nei limiti del deficit): attenta però che devi fare le riforme. In ogni caso, il contentino e la critica, né una piena assoluzione né una piena condanna. Quella che abbiamo è un’Europa sballata. Basterebbe poco per cambiare le carte in tavola e mi auguro che Renzi, una volta che l’Italia ha il suo turno di presidenza dell’Unione (sarà dal prossimo primo luglio) chieda, anzi, pretenda che si modifichi la maggioranza per l’adozione di qualsiasi determinazione, in specie le più rilevanti. Finora vale il principio dell’unanimità (cosa impossibile da realizzarsi, in una Ue composta da 28 membri! Bisogna modificare i trattati e inserire un articolo piccolo, piccolo: le decisioni si prendono a maggioranza dei 2/3 dei paesi membri e non più all’unanimità. La stessa risoluzione si dovrebbe adottare per le decisioni del Consigli di Sicurezza dell’Onu. Al bando il diritto di veto di cui godono Cina, Russia e Stati Uniti, che, concretamente impedisce al Consiglio di lavorare. Si bisticcia tra moglie e marito per decidere se far le vacanza al mare o in montagna, figurarsi prendere decisioni così rilevanti come la trasformazione dell’Unione Europea in una Unione (modello Stati Uniti d’America) non solo economica ma anche fiscale, previdenziale, sociale, con adozione obbligatoria anche di una medesima lingua. Che sia la lingua inglese. Che sia la lingua francese. Che si la lingua spagnola. Che sia la lingua italiana. Poco importa ai cittadini europei. Tra l’altro, in Europa dovrebbero andare uomini o donne che hanno dimestichezza con non meno di tre lingue straniere, oltre la propria. Siamo sicuri che i vari candidati di casa nostra abbiano tutti le competenze specifiche per svolgere degnamente il ruolo di parlamentare europeo, in primo luogo, poi anche la conoscenza delle lingue? Ho qualche ragionevole dubbio.

Marco Ilapi

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