I (dis)accordi in casa Renzi

 

Che la moglie di Matteo Renzi , Agnese Landini, sia stata assunta in pianta stabile in virtù della super contestata legge sulla cosiddetta Buona Scuola e destinata in provincia di Firenze la dice lunga sulle disfunzioni, magari create in modo artificioso, dei sistemi informatici del Miur. Ma guarda… Mentre un insegnante precario di Mazara del Vallo va confinato a Tarvisio e un collega, sempre precario, di Cusano Milanino va sbattuto dal cervellone a Palmi (Calabria), ecco che la consorte del premier viene mandata da Pontassieve a… Pontassieve? Mistero inspiegabile. Oppure spiegabilissimo? Qualcuno avrà da eccepire che dei favoritismi si posson sempre fare. O no?

Capitolo Jobs Act. Corrisponde al vero che c’è stato un incremento dei livelli occupazionali. Certamente molti lavoratori precari (co.co.co., …) sono stati stabilizzati per il regalo alle aziende di ben 8 mila euro a dipendente che ha consentito loro un risparmio notevole. Il che non giustifica il grande entusiasmo dell’esecutivo nel gridare che l’Italia sta uscendo dal lungo, lunghissimo, tunnel della crisi. Il motivo del tenue segnale positivo dello 0 virgola di crescita del Pil è stato determinato sostanzialmente dal crollo del prezzo dei prodotti energetici e delle materie prime nonché dalle misure, seppur tardivamente, assunte dal governatore della Bce, Mario Draghi, sul Quantitative Easing, con denaro sparso a spaglio che sono andati ad impinguare i conti degli istituti di credito ma non sono finiti nell’economia reale (aziende). Tra l’altro gli effetti del Jobs Act sono destinati a cessare fra qualche tempo. Le misure da adottare erano ben altre: riduzione della pressione fiscale per portarla ai livelli medi europei, lotta senza quartiere all’evasione fiscale (che, secondo alcuni osservatori ha raggiunto  punte assurde, si parla di 180 mila euro l’anno, quasi il 10% del Pil italiano), una severa spending review che avrebbe potuto determinare risparmi per non meno di 40 miliardi di euro.

Regalìa degli 80 euro. E’ stata una misura poco ponderata che ha favorito il 40,8% alle europee per il Pd a trazione renziana, ma non ha aiutato l’economia nel suo complesso. Più ha fatto Draghi. I 10 miliardi di euro stanziati dovevano servire per ridurre sensibilmente il costo del lavoro. Ci avrebbe guadagnato il Paese.

Riforme. Le riforme costituzionali non si possono approvare a colpi di maggioranza. Non ha insegnato nulla il flop della devolution di Berlusconi-Bossi? Il Paese è maturo, non basta un buon imbonitore (tale appare Matteo Renzi) per affermare che il progetto riformistico, da decenni atteso, sta andando in porto.  Parecchi osservatori considerano che non sia davvero scontato l’esito referendario dell’autunno 2016. Il governo ha combi nato un bel pasticcio costituzionale e chissà come andrà a finire. Sarebbe stato preferibili di gran  lunga optare per un’assemblea costituente composta dalle menti più consapevoli del Paese (e in Italia di persone autorevoli e stimatissime ce ne sono, eccome…), così si è fatto nel 1946. Anche il nuovo Senato, le novelle provincie sono un bel pasticcio. Anche in questo caso preferibile la via dell’accorpamento delle regioni, tre o quattro macro aree omogenee tutte a statuto speciale, per rilanciare il progetto federalista caro a molti italiani. Prima o poi Renzi pagherà i suoi numerosi errori. Si consideri infine che l’attuale composizione del parlamento è frutto di una legge dichiarata incostituzionale. Si potrebbe dire che un parlamento illegittimo riforma se stesso. Ma come si può? Eppure…

Marco Ilapi, 11 novembre 2015

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