Cabaret Vienna, l’atelier fotografico Manassè

Cabaret Vienna, l’atelier fotografico Manassè

Sono le  Muse del Novecento le donne che mostrano i loro corpi nudi e levigati e i volti dagli occhi vivaci e curiosi nelle foto dell’Atelier Fotografico Manassé. Rappresentano i nuovi valori culturali di una realtà in costante fermento. Sono gli anni in cui l’impero austro-ungarico si sgretola e Vienna, al contrario concentra esperienze straordinarie, prima e dopo quell’evento epocale. Vienna era stata la città di Gustav Mahler e Arnold Schönberg, qui era nato lo Jugendstil e si era avuta la Secessione di Klimt. Freud vi aveva pubblicato i suo scritti. In questo ambiente, luogo di creazione per molti intellettuali, pittori e scrittori, con una borghesia emergente come nelle grandi capitali di quel periodo, Parigi e Berlino, la figura femminile si spoglia dei vecchi abiti per vestire una nuova identità.

Le donne si scontrano con una società ancora maschilista e la loro è una lotta fatta di piccoli gesti. Un taglio dei capelli a maschietto, fumare, guidare l’automobile e vestire da uomo sono i segni distintivi di una nuova identità femminile che veniva anche lanciata in quel periodo dalle riviste e dal cinema. Queste giovani donne si sentono libere, ricche della joie de vivre della loro giovinezza che si traduce anche in una diversa e spontanea esibizione  dei loro corpi. Sono ballerine, attrici ma anche esponenti della borghesia che posano nude inventando ruoli e personaggi immaginari. “Firmano” queste foto artistiche i coniugi Wlassics dell’Atelier Manassè di Vienna, dove la gente faceva la coda per farsi ritrarre. La mostra che è stata inaugurata nel mese di marzo al Mart di Rovereto, intitolata Cabaret Vienna, L’Atelier fotografico Manassè, accanto alla bellezza e alla eleganza delle immagini che ci presenta, rappresenta un documento storico.

Le menti e i creatori sono i due ungheresi Adorjan von Wlassics e Olga Spolarits. Adorjan ha alle spalle una carriera militare con menzioni d’onore e decorazioni, ma ha studiato pittura e disegno a scuola. Ancora cadetto si era cimentato nella fotografia e i suoi scatti venivano pagati anche 200 corone ognuno. Olga, attrice di successo, protagonista del film Il diavolo, tratto dall’opera del drammaturgo Ferenc Molnàr: l’evento cinematografico ungherese più acclamato di quegli anni sul finire della prima guerra mondiale, discende da una famiglia di antica nobiltà che aveva avviato varie attività economiche di successo anche nella capitale ungherese. I due si incontrano a Vienna e si sposano di lì a poco, nel 1920. Olga abbandona la sua carriera di attrice e diventa imprenditrice. Impara dal marito  l’arte della fotografia. L’Atelier Manassé, come scrive Chiara Spenuso, la curatrice della rassegna, conquista il suo posto nel cuore delle donne, dall’Austria alla Spagna, dalla Germania alla Francia. E il maestro Wlassics è considerato un vero esperto di “bellezza femminile”, autorevole al pari di teorici di fama internazionale.

Entra in gioco ora un nuovo termine: il sex appeal. Lo spiega Claudio Composti nel catalogo della rassegna. Le stampe a firma Manassè, non furono mai spudorate, ma vicino al nuovo concetto di sex appeal, categoria estetica nata allora e intesa come una particolare capacità di esercitare una forte attrattiva con le proprie doti fisiche: lo sguardo, la voce, il portamento … In una società artistica ancora prettamente maschile, in cui il rapporto con le modelle spesso sfociava in una relazione seduttiva e scandalosa, Olga e Adorjan furono complici nel giocare con loro, anche laddove il ruolo assegnato le rendeva oggetto di gesti e giochi sciovinisti, ma sempre all’interno di una consapevole finzione. Le foto caratterizzate da particolari contrasti di luce e da eleganti fotomontaggi ci mostrano una femminilità misteriosa. I risultati maggiori sono tuttavia raggiunti con le sperimentazioni surrealiste vicine alle Avanguardie. Già sul finire dell’Ottocento avevamo visto mutare lo sguardo dell’artista nei confronti del corpo femminile. Ci basta ricordare la Colazione sull’erba e Olympia di Manet o L’origine del mondo di Courbet e poi la Nuda Veritas di Klimt. Grazie alle ricerche di Chiara Spenuso si è fatta luce su una delle coppie esemplari della fotografia del Novecento viennese.

L’archivio Manassé sembrava scomparso e con esso un mondo di immagini, pensieri e cultura di un periodo effervescente. Dimenticato per decenni in un seminterrato, solo negli anni Novanta un mercante d’arte ritrovò 130.000 fotografie ancora ben conservate e timbrate dell’Atelier. Questa esposizione che ne comprende 120  è un’occasione per conoscerle. Essa sarà visitabile fino a domenica 18 giugno.

Patrizia Lazzarin, 28 marzo 2023

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