Le due anime della Meloni

Gorgia Meloni di fronte ad un bivio e deve scegliere

Si è parlato molto dello spettacolo contraddittorio offerto dal governo in questi giorni: nelle stesse ore in cui Matteo Salvini accoglieva Marine Le Pen sul pratone di Pontida, Giorgia Meloni volava a Lampedusa insieme a Ursula Von der Leyen. Un fatto che non poteva passare inosservato, e infatti è stato variamente analizzato e commentato, come segnale inequivocabile di una crescente divaricazione tra Lega e Fratelli d'Italia, nonché tra i rispettivi leader, in una competizione inevitabilmente destinata a inasprirsi con l'avvicinarsi delle elezioni europee. Ma la contraddizione tra la posizione di Salvini, abbracciato all'esponente più rappresentativa della destra antieuropeista, contrarissima a qualunque forma di solidarietà europea sui migranti, e la posizione di Meloni, al fianco della presidente della Commissione europea, è nulla in confronto alla contraddizione tra la posizione di Meloni e quella della stessa Meloni di appena due giorni prima, quando la nostra presidente del Consiglio volava in Ungheria a omaggiare Viktor Orbán. Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta

Leggi tutto...

Le due anime della Meloni

Immigrrazione, le contraddizioni di Giorgia

La contraddizione tra la posizione di Salvini, abbracciato all'esponente più rappresentativa della destra antieuropeista, contrarissima a qualunque forma di solidarietà europea sui migranti, e la posizione di Meloni, al fianco della presidente della Commissione europea, è nulla in confronto alla contraddizione tra la posizione di Meloni e quella della stessa Meloni di appena due giorni prima, quando la nostra presidente del Consiglio volava in Ungheria a omaggiare Viktor Orbán. Insieme al governo polacco (altro alleato-chiave di Meloni), Orbán è infatti il principale avversario di qualunque accordo sulla redistribuzione dei migranti, e più in generale di ogni passo avanti nel processo di integrazione europea. Non a caso è anche il principale cavallo di Troia a disposizione di Vladimir Putin all'interno dell'Unione, almeno a fino a quando Le Pen non dovesse vincere le elezioni presidenziali in Francia (i rapporti, anche economici, tra la Russia di Putin e il partito di Le Pen sono ampiamente documentati, così come il pieno sostegno dei nazional-populisti francesi alle posizioni di Mosca, a cominciare dall'annessione della Crimea). Prima di accreditare evoluzioni di scarsa consistenza e conversioni di dubbia affidabilità, bisognerebbe ripensare a un caso assai simile, quello del Movimento 5 stelle, che ha già fatto lo stesso percorso, in entrambe le direzioni: antieuropeista e filo-russo prima (dai tempi dell'opposizione fino al primo governo Conte compreso), europeista e atlantista poi (dal secondo governo Conte fino al governo Draghi), adesso sostanialmente rifluito sulle posizioni iniziali, specie per quanto riguarda la Russia, giusto con un po' di ipocrisia in più per salvare le apparenze. Oggi, ad esempio, nessun esponente del M5s si sognerebbe di partecipare al congresso del partito di Putin e tantomeno di definire l'Ucraina uno «stato fantoccio della Nato» (del resto, non ne hanno bisogno, per questo bastano gli analisti del Fatto quotidiano).Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

 

Leggi tutto...

Meloni e l'eterna presa in giro delle riforme

La legge finanziaria di là da venire, gli scogli per Giorgia

Non è la prima volta che partiti e leader politici schierati da anni a favore del maggioritario e di riforme para, semi o proto presidenzialiste a tutti i livelli – naturalmente in nome della governabilità, della semplificazione, della lotta incessante contro lo strapotere dei piccoli partiti – dinanzi all’unica tornata elettorale regolata da una legge compiutamente proporzionale, con sbarramento al quattro per cento, che cosa propongono di fare? Di abbassare la soglia di sbarramento. Non è la prima volta, ma è sempre istruttivo (...) Invece di sfasciare pure la legge elettorale delle europee, bisognerebbe adottarla pari pari alle politiche. Invece di continuare a inseguire chimere populistico-presidenzialiste, bisognerebbe rimettere finalmente una vera legge proporzionale alla base del nostro sistema parlamentare, anziché insistere a scassare definitivamente anche quello, distorcendo pericolosamente l'equilibrio tra prerogative del capo dello stato e funzioni del presidente del Consiglio. Il commento di Francesco Cundari.

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .