La cattedropoli dei baroni dei nostri atenei e altre storie

Le trame concorsuali nelle università italiane sono variegate, ma l’effetto è sempre il medesimo. A Palermo, per esempio, la tempesta ha colpito l’ex ordinario di Scienza delle finanze Andrea Parlato. L’hanno beccato a telefono mentre diceva: «Sono quattro più il nostro... sono tutti d’accordo». Secondo l’accusa, il prof spiegava come sarebbe finito il concorso per l’abilitazione all’insegnamento universitario. Era il marzo 2015. «Mariù passerà», diceva al telefono. Mariù, Maria Concetta, è la figlia di Parlato, ricercatrice a Scienze politiche. Il commento di Fabio Amendolara su Panorama.

Concorsi all'Università, i trucchi per favorire i candidati "amici"

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Università allo sbando, non sempre in cattedra i migliori

Può mai un candidato con meno titoli, oppure uno non provvisto neppure del dottorato di ricerca o abilitazione scientifico nazionale o ancora con curriculum scientifico non congruo al settore messo a bando, vincere un concorso a cattedra e insegnare all’università? Se l’ateneo è italiano la risposta è sì. Benvenuti ad àtisrevinu, il paese dell’università al contrario. Il commento di Giambattista Scirè sul sito linkiesta.

Università, il ritorno dei Baroni

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Università italiane sempre più squalificate

Nel libro Parentopoli, Nino Luca rincara: «Antonella, Fabrizio, Francesco Saverio (vale uno nonostante il doppio nome), Gian Siro, Gilberto, Lanfranco, Manuela Monica Danila (tre nomi ma vale sempre uno) e Stefania. Totale otto Massari: Massari, Massari, Massari, Massari, Massari, Massari, Massari e Massari. Nell’ordine: ordinario, associato, ricercatore, associato, associato, ordinario, ricercatore e straordinario. Facoltà di Economia, economia, economia, economia, tutti ad economia. Stessa facoltà, stesso cognome, stessa famiglia, stesso mestiere, la stessa città. Anche se qualcuno, forse per frenare le malelingue, si è dovuto sobbarcare una piccola trasferta a Lecce e a Casamassima. Ma gli otto Massari portano l’università di Bari nel guinness dei primati». Così Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Il malvezzo dei Baroni continua: in cattedra mogli dei docenti

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