di Patrizia Lazzarin

La ventinovesima edizione di Festivaletteratura si terrà a Mantova da mercoledì 3 a domenica 7 settembre.
Essa cade peraltro in un anno speciale per Mantova: 500 anni fa apriva il cantiere di Palazzo Te, la residenza gonzaghesca suburbana realizzata da Giulio Romano che per il Festival è stata ispirazione e sede di molti dei suoi eventi più originali. L’anniversario è una delle occasioni che Festivaletteratura coglie per cercare come sempre di rovesciare la prospettiva e tornare a lasciarsi stimolare da opere e autori del passato prossimo o dei secoli più remoti. Attraverso percorsi di ricerca che privilegiano punti d’osservazione assolutamente inediti, il Festival riporterà l’attenzione sui libri che segnarono quel 1525, ma anche sull’attività creativa di Carlo Goldoni a Mantova, sui mille volti di Agatha Christie e sul Virgilio più misterico e notturno, in costante tensione con le domande e il sentimento del nostro tempo.
UN MAPPAMONDO DELLA NARRATIVA CONTEMPORANEA
Tracciare mappe che rendono comprensibili spazi altrimenti sconfinati: il Festival propone quest’anno una possibile cartografia per orientarsi nel panorama letterario del nostro tempo, attraversando continenti, generazioni e generi diversi, prendendo quattro autori come primi punti cardinali.
Dalle periferie di Buenos Aires si presenta Mariana Enríquez, regina del nuovo gotico latino-americano, in cui orrore sociale e soprannaturale si fondono senza soluzione di continuità; dalla Scozia torna a Festivaletteratura Ali Smith, maestra del romanzo europeo capace di tradurre in letteratura le ansie, le speranze e le contraddizioni del nostro tempo; dal Giappone Mieko Kawakami, che con crudezza poetica racconta la condizione della donna in una società ancora profondamente patriarcale; dagli Stati Uniti giunge infine Ocean Vuong, poeta e romanziere di origine vietnamita, che fonde memoir e finzione in una potente visione della diaspora asiatica e dell’identità queer in America.
Ma se le mappe servono anche per essere messe in discussione, a disegnare una cartografia eterodossa ci aiutano Jamaica Kincaid, esponente di punta della letteratura postcoloniale che ha esplorato i temi del colonialismo, dell’identità e della resistenza; Adania Shibli, scrittrice palestinese che narra la violenza dell’occupazione e le sue cicatrici; ed Elgas, giovane narratore e saggista senegalese, che con una prosa tagliente e ironica affronta questioni come il razzismo, il movimento decoloniale, l’identità e l’immigrazione.
Sfidare le convenzioni significa anche ridefinire i confini del genere e dell’identità, come dimostrano due scrittori di generazioni diverse, uniti dalla capacità di trasformare l’esperienza dei margini in materia letteraria universale: Armistead Maupin, autore di riferimento della letteratura americana degli ultimi decenni e leggendario cronista della San Francisco queer degli anni Settanta e Ottanta, e l’argentina Camila Sosa Villada, che nei suoi romanzi attinge dalle sue esperienze di donna transgender per trasformare episodi di vita vissuta in narrazioni universali.
Sempre dal continente americano arrivano tre delle voci letterarie più attese di questa edizione: il premio Pulitzer Elizabeth Strout, che torna al Festival dopo quasi un decennio; il talentuoso Nathan Hill, considerato da John Irving “il miglior giovane scrittore della narrativa americana” e il poeta e romanziere cileno Alejandro Zambra, senz’ombra di dubbio uno degli autori più rappresentativi della letteratura latinoamericana contemporanea.
La mappa europea di questa edizione è complessa e stratificata, ma non possiamo non partire dai Paesi Bassi, perché il focus “La scoperta dell’Olanda”, organizzato con il sostegno della Fondazione olandese per la Letteratura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, porterà al Festival una nutrita compagine di otto autori e autrici nederlandesi. Tra questi ci saranno due maestri del reportage narrativo come Jan Brokken e Frank Westerman, la filosofa e narratrice Eva Meijere e il decano della letteratura per ragazzi Guus Kuijer.
Allargando lo sguardo verso Est va segnalata la presenza di Marija Stepanova, russa esiliata a Berlino che fonde poesia e prosa interrogando memoria e storia; mentre dall’Irlanda arriva, fresco vincitore del Premio Strega Europeo, Paul Murray, autore di un grande affresco narrativo ironico e commovente. La finalista al T.S. Eliot Prize, Polly Clark parteciperà al festival nella doppia veste di poeta e narratrice che esplora con sensibilità i confini tra umano e naturale; mentre dalla Svizzera arriveranno Pascale Kramere Lukas Bärfuss, i cui libri si caratterizzano per un’osservazione acuta e senza sconti della condizione umana nell’apparente quiete dell’Europa centrale. A loro si aggiungono Jan Grue, scrittore e accademico norvegese che nel suo saggio memorialistico riflette sulla propria disabilità, interrogando i confini tra normalità e diversità; la catalana Irene Solà, che reinventa il rapporto tra umano e naturale con una prosa poetica e tellurica; e Fatma Aydemir, che dalla Germania racconta la complessa esperienza migratoria turco-curda.
La cartografia del Festival si completa con la costellazione di narratori e narratrici italiani: Antonio Scurati, che torna al Festival dopo avere concluso la monumentale pentalogia dedicata al fascismo; Roberto Saviano e Teresa Ciabatti, che si confrontano su due storie in cui la condizione femminile si scontra con il mondo fortemente maschile della criminalità organizzata; Marcello Fois e Carlo Lucarelli, che confermano il loro talento romanzesco tra misteri e saghe familiari; Nadeesha Uyangoda e Mario Desiati, che parleranno di radici e spaesamenti, appartenenza e movimento, dalla Puglia allo Sri Lanka.
Laura Imai Messina e Carmen Gallo indagheranno il potere curativo che talvolta possono avere le parole, mentre Rosa Matteucci e Violetta Bellocchiosi confronteranno sugli intrecci tra vita e letteratura, esplorando come l’esperienza personale si trasformi in materia narrativa. E ancora vanno segnalati due esordi letterari: quello dell’attore Antonio Albanese, alle prese con una storia familiare tenera e picaresca, e quello del comico Stefano Rapone, che ha saputo portare nei suoi racconti l’ironia e il talento per raffigurare il grottesco tipico del suo lavoro sul palco.
5 luglio 2025