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Racconti

Il vino di Luca. 13

di Antonello Catani

    Ma lì non era così, niente elementi estranei: anche i rumori e la confusione erano di loro esclusiva creazione. Concentrazione corrispondeva quindi anche a essenziale, a una poderosa semplificazione e riduzione del mondo ai minimi termini. A parte i cani – del resto quietamente accucciati vicino alle sedie – gli unici esseri viventi erano loro, e tutto il resto faceva da sfondo muto alla rappresentazione. In un certo senso, era come se essi fossero a un tempo attori e spettatori di essa, mentre platea e palcoscenico si confondevano.

    Situazione invidiabile, si dirà, per ogni rappresentazione di cui non si vuol perdere una sillaba e a cui si può di volta in volta contribuire ora come spettatore, ora come imbonitore, ora come attore e, talvolta, anche come regista… Ma qual’era poi la rappresentazione? Quali erano il suo argomento e il suo obbiettivo? A giudicare dal frequente risultato delle riunioni, essi sembrerebbero il beato scivolare nel passato e l’effervescente dissacrazione di ruoli e prospettive consolidate, ma sempre col rinnovato compiacimento dell’esser-ci collettivo. Ma tutti questi, più che l’argomento o l’obbiettivo, sono solo i loro sintomi. Se la ripetitività di quel scivolare e di quel dissacrare suggeriscono così irresistibilmente un rito, la replica di momenti unici e irripetibili, rimane ancora non chiaro che ruolo avessero quelle repliche come se…

    Ebbene – e qui vale quanto abbiamo detto a proposito del ruolo della letteratura – il risultato della nostra ricostruzione, la conclusione cioè che mettiamo a disposizione del lettore e che consideriamo quasi irrefutabile, perchè supportata da fortissimi indizi, è che l’obbiettivo di fondo di tali riunioni era sempre lo stesso e uno soltanto: la rigenerazione del… tempo!

    Questa non è un’esagerazione nè un iperbolico abuso della famigerata attitudine alla fantasia. Con tale interpretazione, gli elementi finora illustrati – apparentemente disparati, accidentali e insignificanti – diventano invece immediatamente coerenti e rendono del tutto plausibile questo imprevedibile obbiettivo alchimistico-filosofico. Lo sfondo e i pretesti della gola, i lazzi e le elucubrazioni non devono ingannarci, come non deve neanche ingannarci l’apparente sentimentalismo del come ai vecchi tempi. In qualche modo, tutto ciò era presente e agiva, ma era solo la parte emergente dell’iceberg. Il resto, il fondo era più sottile e profondo, forse anche intuito ma non per questo esprimibile o confessabile. Vi è forse qualcosa di più naturale dell’impalpabile sensazione che da qualche imprecisato momento è iniziato il conto alla rovescia?  Essa non sfiora evidentemente chi ha ancora di fronte a sé tutto il sentiero della vita, ma è ineluttabile che faccia invece capolino da una certa età in poi, quando le brume che da giovani aleggiavano sulla fine del sentiero iniziano a dileguarsi impietosamente.  

16 giugno 2025  

13. Continua      

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