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Il vino di Luca. 12

di Antonello Catani

      Iniziato a sorseggiare prima ancora di sedersi e quando molte mani si agitavano per apparecchiare il tavolo, bevuto con maggiore decisione assieme ai pezzi di carne dal camino, il suo flusso prendeva un ritmo irregolare e altalenante man mano che la serata passava. Diminuiva nelle pause del pasto, ma poteva anche aumentare se dall’animale allo spiedo si passava alle pernici in tegame, ai tordi bolliti salati e insaporiti al mirto, alle favette fresche appena colte e rosolate in padella, oppure  se la discussione prendeva una svolta provocatoria e particolarmente coinvolgente. Esso sapeva offrirsi ai presenti in quantità e modalità multiformi e, poichè i bottiglioni si spostavano facilmente sul tavolo, esso era anche ubicuo… Consono alle sue proprietà volatili, esso aleggiava nella stanza con le discussioni e, eccellendo anche in quelle maieutiche tipiche del buon vino, sapeva facilitare le idee estraendo le parole giuste e più adatte per esprimerle. Con un pizzico d’invidia, bisogna ammettere che la sua abilità a stimolare l’espressione e la creatività era di gran lunga più spontanea, fluida e inesauribile di quella spesso faticosamente perseguita, ma non sempre raggiunta, dagli scrittori… Per rendergli ancora più giustizia,  e per prevenire l’idea che le sue virtù fossero in qualche modo legate a quelle dei piatti che abbiamo appena menzionato, va qui aggiunto che esse rimanevano inalterate anche quando le riunioni erano per vari motivi più frettolose e più parche. Neanche il semplice pane, formaggio e olive riuscivano infatti a diminuirle e a sbiadirle.

15 giugno 2025

12. Continua

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