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Editoriali

In ricordo di Ottaviano del Turco

di Bruno Chiavazzo

Questa foto che ho recuperato nell’archivio storico della Cgil mi riporta alla mente gli anni che ho trascorso alla Fiom Nazionale, dal 1985 al 1990, dove ero il capoufficio stampa. Avevo 28 anni ed ero giunto a Roma dalla Cgil di Prato dove risiedevo. L’impatto romano fu una botta di adrenalina, mi ritrovai in un ambiente dove tutto quello che prima leggevo sui giornali, lo vivevo in prima persona. All’epoca i metalmeccanici dettavano ancora l’agenda sindacale e politica. Ero in quota socialista e quindi partecipavo alle riunioni di “componente” come si chiamavano allora. Lì conobbi Ottaviano del Turco, un omone grande grosso e barbuto che, a volte, presiedeva queste riunioni. Per chi non lo conosceva incuteva un certo timore, ma era una brava persona. Nel corso degli anni l’ho conosciuto meglio. Sono stato un paio di volte a Collelongo il suo luogo natio in Abruzzo (lo chiamavamo, non a caso, l’orso marsicano) a mangiare polenta e maiale. Era appassionato di arte, ricordo che allora era fissato con il pittore Luciano Ventrone, un iper realista che dipingeva opere che sembravano fotografie. Non posso dire che eravamo amici, allora ero poco più di un ragazzo, ma qualche insegnamento me lo ha dato. Una cosa che non dimenticherò mai riguarda una delle tante battaglie dei metalmeccanici con la Fiat, allora ancora dell’Avvocato e gestita da Cesare Romiti, un tipino tosto come l’acciaio. In una fase al calor bianco, tra rotture e trattative, la delegazione Fiat doveva venire in Cgil a Roma per incontrare oltre ai vertici Fiom anche Lama e Del Turco, per tentare di chiudere la vicenda. L’input che avevo ricevuto era quello di tenere la cosa segreta e così avevo fatto. Mentre ero in attesa davanti alla sala dove doveva esserci l’incontro in Corso d’Italia, arriva Del Turco e quasi incazzato mi chiede: “Dove sono i giornalisti?” E, io: “Mi hanno detto di non dire niente”. E lui: ” Ma siete scemi? Come per la prima volta l massimi esponenti della Fiat vengono in Cgil e voi mettete il segreto?”. Capii al volo la situazione mi attaccai al telefono a chiamare tutti i giornalisti che si occupavano di sindacato, allora tanti, e così le telecamere Rai poterono riprendere la delegazione Fiat che varcava il portone della Cgil. L’ultima volta che l’ho visto, quasi per caso, in un bar a Roma dove avevo un appuntamento. Era da solo, aspettava qualcuno, già sotto botta con i magistrati sul collo, ci siamo salutati senza dire una parola. E’ morto a 78 anni, un’altra vittima della malagiustizia, l’hanno massacrato d’accuse, senza prove. E’ stato l’ultimo segretario del PSI, era succeduto a Giorgio Benvenuto protagonista del mio ultimo libro. Aveva scelto di aderire al Pds, ex Pci, ma la sua origine socialista e craxiano, l’aveva sempre perseguitato. Non a caso quando scoppiò lo scandalo abruzzese, il primo commento di Walter Veltroni, allora segretario Pds, fu: “Spero che Del Turco dimostri la sua innocenza”. Riposa in pace Ottaviano.
 2 giugno 2025

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