Che significa essere conservatori?

La sfida all OK Corral di Enrico Letta a Giorgia Meloni!

“Essere politicamente conservatori non significa essere contro il cambiamento, non significa affatto essere a favore sempre e comunque del mantenimento dello status quo. Significa una cosa assai diversa: significa essere contro il cambiamento come lo intendono i progressisti. Contro i contenuti, le scelte e i tempi che caratterizzano la politica progressista, e viceversa essere a favore di scelte e contenuti differenti. Non vuol dire insomma, essere comunque contro, bensì fare il contrario. Naturalmente vuol dire anche in senso proprio cercare di conservare. Ma conservare che cosa? Direi conservare quella cosa che sono i 'valori' di una società, alcuni aspetti essenziali della sua 'tradizione'. Beninteso con la consapevolezza che i valori e la tradizione sono un fatto storico, dunque frutto del mutamento e perciò soggetti pure essi inevitabilmente a mutare. La cui difesa perciò non può che essere una difesa elastica: vale a dire ragionevole, argomentata, e inevitabilmente disposta a qualche margine di compromesso o di ritirata". Il commento di Gennaro Malgeri sul sito Formiche.

Leggi tutto...

Merkel in declino, su la stella Macron

  • Pubblicato in Esteri

Il sistema maggioritario d’Oltralpe consente a un candidato senza partito di conquistare l’Eliseo con una percentuale modestissima del voto popolare, e di consegnare a La République en marche una “ipermaggioranza” parlamentare senza precedenti nella storia della V République. Sicuramente l’abisso istituzionale sarebbe meno ampio e il potere del capo di governo più paragonabile se il referendum italiano del 2016 avesse avuto un esito diverso, ma in democrazia il popolo può essere sovrano e sbagliarsi lo stesso. Il commento di Andrea Goldstein su Il Sole 24 Ore.

Un ambiguo Macron gira per il mondo, prima la Francia, poi l'Ue

Leggi tutto...

Più che in nuce un islam-fascismo

  • Pubblicato in Esteri

Gli uomini che ce l’hanno con il dolce vivere e con la libertà di comportamento cara alle grandi metropoli, i mascalzoni che odiano lo spirito delle città come - è infatti la stessa cosa - lo spirito delle leggi, del diritto e della gradevole autonomia degli individui liberati dalle vecchie sudditanze, gli incolti cui bisognerebbe contrapporre, se non fossero loro estranee, le così belle parole di Victor Hugo quando gridava, durante i massacri della Comune, che prendersela con Parigi è più che prendersela con la Francia, perché significa distruggere il mondo: costoro conviene chiamarli fascisti. O meglio: islamo-fascisti. Meglio ancora: il frutto di un punto di incrocio che un altro scrittore, Paul Claudel, vede prospettarsi quando il 21 maggio 1935 nel suo Diario scrive, in uno di quei lampi di genio di cui solo i grandissimi hanno il segreto: «Discorso di Hitler? Si sta creando al centro dell’Europa una sorta di islamismo...». L'editoriale di Bernard-Henri Lévy sul Corriere della Sera.

L'Isis e le responsabilità dei Paesi islamici

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .