Per l’Italia non c’è pace. Sono trascorsi venticinque anni da Tangentopoli. Dall’arresto di Mario Chiesa e dalla scomparsa di tutti i partiti politici della cosiddetta prima repubblica nulla sembra che sia cambiato. Il Paese affonda sempre più nelle acque melmose della corruzione. La crescita economica è un miraggio. Mutano le maggioranze, cambiano le regole del gioco ma la musica è sempre la stessa. C’è qualcosa che non funziona. Appare di tutta evidenza che l’attuale classe politica è assolutamente incapace di affrontare e portare a soluzione i problemi della gente italica. I problemi sono di natura economica, perché quando milioni di persone si vedono precipitate nell’abisso della povertà (nel 2006 si calcolavano 789 mila le famiglie italiane in condizioni di indigenza, ovvero di povertà assoluta, il 3,5% del totale). Nove anni dopo il numero delle famiglie in condizioni di estremo disagio è raddoppiato, arrivando a 1.582 mila, pari al 6,1% del totale. Lo scorso anno la curva dell’indigenza ha segnato un nuovo record passando a 1.660 mila. Questo per le famiglie. Gli individui in povertà assoluta sono un totale di 4.598 mila. Il 7,6% della popolazione italiana. Se, poi, si considera la totalità delle persone che non è in grado di arrivare alla fine del mese si arrivano a censire ben 8,3 milioni di individui che sono impossibilitati a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile secondo la definizione Istat.
La classe politica non capta lo stato di disagio di milioni di cittadini, scivolati da una situazione di relativo benessere (impiegati, operai, liberi professionisti a basso reddito, pensionati, adulti rimasti senza impiego) a standard di povertà relativa, con l’impossibilità di arrivare non diciamo alla fine del mese ma neanche alla terza settimana del mese. La situazione diventa sempre più complicata. In questo scenario i politici tutti o quasi, continuano a brigare sulla legge elettorale prossima ventura, sulla riforma costituzionale (tutta l’Europa ce l’avrebbe copiata!) che ha avuto una sonora bocciatura da parte dell’elettorato. Promesse di crescita non mantenute. Tanti bla bla da parte di tutti. Risultato meraviglioso: la gente sta sempre peggio, i ricchi stanno sempre meglio, come dimostra l’indagine di Oxfamitalia. Questa organizzazione benemerita sostiene come “la forbice tra ricchi e poveri si stia estremizzando: multinazionali e super ricchi continuano infatti ad alimentare la disuguaglianza, facendo ricorso a pratiche di elusione fiscale, massimizzando i profitti e usando il loro potere per influenzare la politica”. Adesso a Palazzo Chigi abbiamo Paolo Gentiloni un democristiano doc che si appresta a fare le scarpe a Matteo Renzi. Il rottamatore. Che buffa la prospettiva di un rottamatore che sta per essere rottamato! Almeno capissero quel che è sotto gli occhi di tutti, anche dell’elettore meno avvertito: Adda passà 'a nuttata (o meglio, Ha da passà 'a nuttata). Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo non è proprio l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini, quando dopo avere avuto un buon risultato elettorale, nel giro di qualche anno si sgonfiò e venne assorbito dalla vecchia Dc. I pentastellati resistono, anche se una parte consistente dei parlamentari hanno abbandonato il Movimento per rifluire che nel Pd, chi nel gruppo misto dei senza appartenenza partitica. Il M5S continua a stare sulla breccia perché i partiti tradizionali persistono nel continuare a dare una pessima prova di sé, nell’offrire risposte adeguate alle mille richiesta dei senza lavoro, delle famiglie in difficoltà, delle stesse imprese. Adesso evitano di affrontare libere elezioni. Finché la gente, esasperata, non si stanca e in massa andrà a votare, quando sarà chiamata alle urne, i movimenti protestatari. Il M5S in testa e Fratelli d’Italia al Centro Sud, al Nord, la Lega di Salvini. Si ripeterà il copione Trump in salsa italica? Il rischio è grande. Ma chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Marco Ilapi, 11 febbraio 2017