Divulgazione scientifica e ricerca, quali i limiti?

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La divulgazione scientifica e la ricerca  oggi come oggi sono dei pilastri  della società contemporanea. Leggendo il bellissimo articolo della giovane dott.ssa Marzia Codella,  mia amica e che stimo, competente nella sua materia,devo rilevare, concordando totalmente sui principi esposti nel  suo recente articolo del 1 dicembre 2016 “Ricerca Scientifica, Patrimonio Culturale dell’Umanità”,  un entusiasmo verso  la ricerca e la divulgazione scientifica un tantino emotivo dovuto senz’altro alla sua giovane professione di ricercatrice e all’entusiasmo riservato al suo lavoro. Quest’articolo non vuol essere una critica ma un completamento del suo.

La ricerca e la scienza moderna ha avuto come padre Galileo Galilei (1564 -1642)  filosofo, fisico, astronomo e matematico, che pose l’esperimento usando un linguaggio matematico come base dell’indagine sulle leggi della natura).  Ogni teoria, affermava, per definirsi scientifica deve avere  una verifica e una contro verifica e deve essere condivisa da altri studiosi che ripetendo i test. e condividendo i risultati, affermano la veridicità della teoria enunciata. Quindi ogni scienziato deve rispettare quattro principi delle scienze naturali che a livello mondiale sono accettati:

Universalità: ogni teoria deve essere accessibile e verificabile mediante argomentazioni standardizzate

Comunalismo: il diritto di partecipare ai risultati della ricerca è di tutti

Disinteresse: gli interessi privati di ogni scienziato (o società o Stato che la finanzia) non devono influenzare la ricerca

Dubbio Cartesiano: secondo Renato Cartesio (1596-1650) il suo nome non italianizzato è René Descartes, filosofo e padre della filosofia moderna) nel suo metodo per raggiungere la verità enuncia due modi:

    Puntellare la teoria espressa per sanare eventuali crepe e rafforzare le parti più importanti. Demolire e poi ricostruire la teoria in quanto deve poggiare su basi solide, in quanto non basta solo rafforzarla, ma bisogna dare ad essa delle basi matematiche .

Ogni ricercatore deve aver il dubbio sui risultati ottenuti e quindi consentire che i risultati della propria ricerca vengono messi permanentemente in questione.

Bisogna quindi creare nella società una consapevolezza che la libertà della scienza deve avere come base un ordinamento giuridico valido ed etico e deve rispettare la legge morale naturale (un sapere presupposto in tutti gli uomini del bene e del male, derivante e fortificato dalla conoscenza razionale), la dignità umana e i principi etici dettati, quest’ultimi, da una conoscenza dell’uomo che solo la filosofia nata nel VII sec. a.C. (ideale nato dal pensiero greco)  può rispondere.

Il pensiero filosofico parte da un punto zero per raggiungere la verità teorica ma più delle volte anche pratica (mi riferisco al principio metodologico  del  rasoio di Guglielmo d'Occam,  XIV sec., monaco inglese, il quale afferma che a parità di elementi la soluzione di un problema è quella più semplice e ragionevole. Egli contribuì alla nascita della filosofia analitica).  Nessuno può negare che tutte le discipline scientifiche sono nate dalla filosofia e tutti i più importanti scienziati del passato hanno avuto una preparazione umanistica. Molti scienziati contemporanei che si occupano solo del lato tecnico del loro lavoro avrebbero bisogno di una infarinatura umanistica oltre che di un codice di ricerca etico. Sono, inoltre, necessari controlli e regolamenti internazionali in quanto la responsabilità dei risultati viene trasformata in tecnologia utile all’uomo, ma usata senza competenza o per scopi non civili può causare disastri come nella biosicurezza o nelle nanotecnologie (si guardi, ad esempio, nel secolo scorso, all’energia nucleare utilissima per molti versi ma distruttiva se usata in modo arbitrario). La biosicurezza è la grande preoccupazione di questo nuovo millennio poiché riguarda il duplice uso della ricerca e ha un nome: DURC  (Duol Use Research of Concern ).

Sono studi che riguardano (si suppone) la produzione di tecnologie o prodotti e di sapere (si guardi alla costruzione di androidi (android) che sono di in grado di autoapprendimento e di esperimenti riguardanti computer biomolecolari (che una corrente di scuola filosofica americana vuol riconoscere come nuova forma di vita). Oggi bisogna preoccuparsi di una prevenzione del rischio che può essere anche culturale (relativismo dei valori).Una divulgazione scientifica (necessaria, dovrebbe essere introdotta nelle scuole, con più argomentazioni di quelle insegnate oggi) errata o volutamente manipolata, può provocare il sonno della ragione e si sa quando la ragione dorme provoca mostri. Ricordando una frase di François Fénelon (1551-1715), sacerdote e scrittore spirituale francese): non si è mai tanto geniali come quando si tratta di ingannare se stessi e di registrare i  rimorsi di coscienza. Sorge una domanda : se vari scienziati come ad esempio Albert Einstein hanno avuto un rimorso di coscienza per la bomba atomica, quanti scienziati hanno avuto e avranno i rimorsi di coscienza per essere stati inventori di strumenti che usati in maniera sbagliata hanno danneggiato l’umanità ? Certo non tutti hanno la sensibilità il sapere e l’onestà di un grande uomo come Einstein, per questo bisogna vigilare e pretendere che la divulgazione scientifica sia accessibile a tutti con un linguaggio semplice e faccia parte di una formazione scolastica più argomentata  e la ricerca abbia più fondi per il bene e la crescita della nazione.

Stabilito questo dobbiamo pretendere che la formazione umanistica e soprattutto classica non venga messa in soffitta come sta purtroppo accadendo, ma sia, in collaborazione con la ricerca tramite la formazione etica e la conoscenza dell’animo umano nei ricercatori delle scienze e dei tecnici (per l’applicazione pratica delle scoperte in campo tecnologico), un importante colonna per non far cadere l’umanità in una galleria oscura e vuota di solidarietà verso i più deboli e una macchina arida che schiaccia le persone che non mantengono il passo con una società puramente scientifica in cui l’uomo è considerato un mezzo per raggiungere degli scopi e una volta usato venga rottamato. Concludo con una frase di Egidio di Assisi (+1262, compagno di Francesco d’Assisi): Il dono più grande che un uomo possa ricevere sulla terra è quello di vivere bene con chi lo circonda..

Massimo Giovedi

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