Le ambiguità di Giuseppe Conte su Putin

Giuseppe Conte, in un’intervista al Corriere della Sera, ha risposto a una domanda sull’imbarazzante sfilza di alte onorificenze conferite dai suoi due governi (mica una solo) al fior fiore dell’oligarchia putiniana. Compresi soggetti nel frattempo colpiti dalle sanzioni, e compreso persino quello stesso Alexei Paramanov che in questi giorni ha apertamente minacciato il nostro paese, prendendo di mira il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Il commenti di Francesco Cundari su Linkiesta.

Le strane amnesie di Giuseppe Conte

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Il patriarca di Mosca nella sfida di Putin all’Occidente

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Se ci si mette di mezzo il patriarca moscovita ad appoggiare Putin...

Hanno suscitato generale e direi sacrosanta indignazione le parole pronunciate dal patriarca di Mosca Kirill nel suo sermone domenicale, che riprendo dall’Ansa per chi se lo fosse perso, su quel «potere mondiale» che avrebbe attaccato il Donbass per imporgli i suoi valori: «Oggi esiste un test per la lealtà a questo governo, una specie di passaggio a quel mondo “felice”, il mondo del consumo eccessivo, il mondo della “libertà” visibile. Sapete cos’è questo test? È molto semplice e allo stesso tempo terribile: è una parata gay». Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

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L’insurrezione trumpiana all’ordine del giorno. E in Italia?

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Per la stampa americana (...) è ormai assodato che il 6 gennaio del 2021 l’assalto a Capitol Hill è stato parte di un vero e proprio tentativo di sovvertire l’esito del voto, ed è altrettanto evidente che Trump e i suoi sostenitori, cioè, di fatto, il partito repubblicano, sono già al lavoro per riprovarci al prossimo giro (...) Da noi a molti non è chiaro cosa abbiamo scampato, per un soffio, negli ultimi anni, e dove rischiamo di andare a finire domani. Specialmente se un insieme di malriposte ambizioni e ingiustificati sogni di gloria dovessero far scoppiare quella bolla di razionalità e ragionevolezza già all'inizio del nuovo anno, ripiombandoci nello status quo ante. O peggio. Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

Stati Uniti, il populismo di matrice trumpiana non è morto

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