In un'intervista al Corriere della Sera il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha proposto un paio di considerazioni di insigne rilievo. La prima era rivolta alla scienza, spronata a fornire certezze inconfutabili anziché ipotesi alternative, e per esempio se ci sia recidiva o no, altrimenti la politica non è in condizioni di decidere. Su questa frase si potrebbe scrivere un trattato di sociologia politica di sei o settemila pagine, ma azzardo un riassunto. A parte l'eccentrica concezione di una scienza dispensatrice di verità rivelate, si prova a suggerire a Boccia la seguente ardita congettura: la scienza non dice se c'è recidiva o no per una ragione insospettabile, non lo sa. E niente sa di questo virus, accidenti. Ne saprà ma per ora no, e se la politica deve aspettare la scienza per decidere, allora invece di un ministro basterebbe un algoritmo, col vantaggio che l'algoritmo non concede interviste. La seconda considerazione è ancora più emozionante. Secondo Boccia chi spinge per una riapertura delle attività è annebbiato dal dio denaro. Il dio denaro, un'espressione che non sentivo dalle assemblee studentesche della quarta ginnasio. Il problema è che, dopo le previsioni di ieri del Fondo monetario, secondo cui nel 2020 il Pil dell'Italia scenderà del 9.1 per cento, rischiamo di diventare un Paese di credenti non praticanti. Traduzione: popolato da gente così poco annebbiata dal dio denaro da morire di disoccupazione e di fame. E, parrebbe, è su questo verginale presupposto che si va a Bruxelles a ricondurre gli avidi del Nord sulla strada della virtù: liberatevi del dio denaro. E datelo a noi.
Mattia Feltri - La Stampa – 15 aprile 2020