Mina vagante miliardaria sui conti di Palazzo Chigi

Tutti coloro che vogliono sapere cosa sta succedendo al nostro debito pubblico sono serviti: il primo rapporto sul debito pubblico italiano è online, sul sito del Ministero dell’Economia. Lo ha scritto la direzione di Maria Cannata, ovvero colei che di quei 2.199 miliardi di debito sa tutto perché lo gestisce da 15 anni. Sa tutto anche della parte più opaca che riguarda i 160 miliardi in derivati, già costati all’erario negli ultimi 4 anni 16,9 miliardi, e con una perdita potenziale di oltre 40. Peccato che a questo «bubbone» vengano dedicate solo 2 paginette, ma la cosa non stupisce dato che nessuno può vedere i contratti, neanche i parlamentari della Repubblica. Eppure di cose da spiegare ce ne sarebbero, a partire dalla probabilità che il Tesoro, nei prossimi 5 anni, paghi 15 miliardi di quei 40. Un articolo di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.

Tegola dei derivati del Tesoro sugli italiani

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L'Italia cresce più degli altri Paesi europei

La Banca centrale europea reagisce ai rischi creando moneta e iniettandola nell'economia tramite l'acquisto di titoli pubblici, e forse in futuro lo farà ancora di più. Così il nostro governo gode di tassi più bassi. Nessuno beneficia dell'azione della Bce come uno Stato debitore da 2.200 miliardi, che di solito pagherebbe interessi più pesanti degli altri: non è un caso se proprio ora l'Italia migliora, in controtempo sul resto del mondo. L'editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera.

I Paesi ricchi hanno stampato moneta per 7mila miliardi di dollari

 

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Grecia, i nodi irrisolti e l'Italia in affanno

L'affidabilità dell'Italia è limitata al piano della politica, e nella migliore delle ipotesi ci regalerà il permesso di sforare di qualche decimale di Pil nei conti pubblici del 2016. Sul piano dell'economia, la patente di affidabilità dobbiamo ancora conquistarcela, come si vede dall'andamento dello spread ogni volta che c'è maretta sui mercati finanziari. Per quel tipo di patente dovremo ancora aspettare, e non è detto che rimandare il risanamento dei conti pubblici sia la scelta più saggia per abbreviare l'attesa. L'editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

Lezione greca per l'Europa che verrà

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