La nascita di Gesù, le fonti storiche

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François Maria Arouet (Voltaire) scrive, nel 1786, che quanti negano l’esistenza di Gesù appaiono “più ingegnosi che colti”. Rudolf Bultmann critico sulla storicità dei Vangeli scriveva nel  1926: naturalmente il dubbio che Gesù sia realmente esistito è infondato e non degno di essere confutato”.

Senza scomodare gli storici romani Tacito, Svetonio ed altri, e per le stesse ragioni l’Antico Testamento, Flavio Giuseppe, storico di Vespasiano, sarà la fonte guida di questo articolo: un ebreo. Proveniente da una classe sacerdotale, dopo aver combattuto contro Roma, si mise al servizio di essa. Mi servirò anche del Vangelo di Luca (2,1-7).

In questo scritto non si trovano prove evidenti dei detti o delle azioni di Gesù. Non vi sono dati matematici o scientifici che possono dimostrare o confutare una affermazione, ma dati storici basati sulle fonti che hanno gradi diversi di probabilità. Tale caratteristica non fa però della storia una scienza di seconda classe, o parente povera delle scienze esatte, perché ha in sé il suo fondamento ed è particolarmente abilitata a discernere la forma del passato, come scriveva in Il concetto della storia (p.270) Robin George Collingwood, celebre filosofo, storico e archeologo di Oxford.

Gesù è esistito, sulla base delle fonti, in particolare il Testamentum Flavio  (che il prof. Shlomo Pinès dell’Università di Gerusalemme - quindi non di parte - ha giudicato autentico), ormai gli studiosi sono tutti concordi sull’errore compiuto dal monaco Dionigi. Questi, infatti, calcolò la nascita di Gesù senza tenere conto della morte di Erode, avvenuta, secondo le fonti, nel 4 a.C. Gesù nacque prima, verso il 6 a.C.  Gli archeologi, in base a recenti ricerche, sono certi che anche gli astronomi babilonesi,  basandosi su osservazioni delle costellazioni e dei pianeti, aspettavano il “dominatore del mondo”,  un messia proveniente dalla Palestina, per l’anno 7 a.C., quindi con più precisione degli Esseni.

Il racconto Evangelico di S.Luca, per molti studiosi, non si basa su fonti attendibili. Considerando le fonti messe in evidenza dallo storico Giuseppe Ricciotti (in “La vita di Gesù Cristo”), si può ipotizzare che Luca abbia fatto nel suo racconto un po’ di confusione sui procuratori romani (legati Augusti ), e reso universale un censimento riguardante la provincia siriana. Può chiarire Tertulliano, in un passo del suo Adversus Marcionem (IV 19), quando scrive di un censimento nel periodo del racconto di Luca,  fatto da Senzio Saturnino, procuratore romano di Siria. Luca parla, invece, di Quirino;  forse l’evangelista non era al corrente che Quirino in quel periodo fu sostituito pro tempore da Saturnino, essendo impegnato nella spedizione militare in Armenia. Bisogna ricordare  che per Augusto i censimenti erano di una particolare importanza per l’organizzazione dell’Impero: lo stesso imperatore  nel Monumentum Ancyrarum (ritrovato ad Ankara) afferma  di aver compiuto per ben tre volte il censimento dei “cives romani” , cioè nel 28 a.C., nell’8 a.C. e nel  14 d.C., quando furono censite le Gallie e la Spagna.

I romani, come attesta un decreto del prefetto Vibo Massimo (103-104 d.C.), distinguevano tra domicilio  residenziale e domicilio fiscale, che prevedeva la registrazione nei focolari (efestia) originari delle famiglie. Dunque, si può ipotizzare che per rendere indolore il censimento, il legato Saturnino abbia preferito, in una società che manteneva un  senso molto profondo dei legami tribali, il sistema classico: la registrazione tribale. Giuseppe apparteneva alla tribù di Davide e fu costretto a registrarsi nel casato di suo padre e della famiglia di origine, come è scritto nel libro dei Numeri (cap. 1.16-17-18).  

Betlemme era distante da Nazareth 150 km. Le strade praticamente non esistevano. I romani non le avevano ancora costruite. Viaggiare era estremamente difficoltoso: i vangeli non parlano di un  asino. E’ ipotizzabile un utilizzo di questo animale, sia per le provviste, sia perché Maria era incinta e un viaggio del genere durava allora tre o quattro giorni. Durante il tragitto Giuseppe e Maria si saranno fermati o in luoghi pubblici o presso conoscenti. Giunti a Betlemme, la situazione era preoccupante;  il villaggio che contava allora circa 1000 abitanti, per lo più  contadini e  pastori, era anche un punto di transito delle carovane che andavano in Egitto. Oltre a varie locande di fortuna vi era un caravanserraglio (foresteria). Giuseppe,però, non trovava un alloggio adatto alle condizioni di Maria, che aveva bisogno d’intimità: una partoriente era considerata  impura per 40-80 giorni dopo il parto, a seconda che il neonato fosse maschio o femmina, inoltre tutto ciò che toccava diventava impuro. Così, Giuseppe trovò posto in una grotta che veniva usata come stalla. A Betlemme le case erano costruite appoggiandosi su delle grotte. E lì nacque Gesù. Nel II secolo d.c. il martire Giustino testimonia che si vedeva ancora nel villaggio la grotta e la mangiatoia dove il Messia era nato. Oggi sul luogo presunto sorge la Basilica della Natività. Lo storico Giuseppe Flavio nato nel 37 o 38 d.c. e quindi non presente agli avvenimenti citò nelle Antichità Giudaiche, oltre che Gesù (18.3) altri personaggi evangelici (20.9) Giovanni Battista e Giacomo il minore detto il Giusto. Collegando negli anni 30 d.c. l’attività e la morte di Gesù che avvenne  sotto il governatorato del legato Augusti Ponzio Pilato,  dopo la denuncia delle autorità religiose Giudaiche, fu costretto, sotto una forte pressione anche popolar,e ad emettere condanna alla crocifissione di Gesù. Vi sono numerosi libri su Gesù. Secondo gli storici contemporanei, le fonti e i metodi di cui si avvalgono legittimano la veridicità della narrazione evangelica. Comunque la si pensi un pensiero del grande filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel può aiutarci ad avere un solido punto di partenza: “Fin qui giunge la storia e da qui ricomincia (il cardine della storia è Gesù").

Massimo Giovedi, 15 febbraio 2017

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