Ritorna la battagia sul Mes, la barricata degli olandesi

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Gli Stati membri hanno ancora molto da discutere sulle caratteristiche della nuova linea di credito decisa dall’Eurogruppo dello scorso 9 aprile e con operatività a partire dal primo giugno, insieme al resto del pacchetto di 540 miliardi di euro (Bei, piano Sure della Commissione). Va detto che, se venerdì ci sarà un accordo, un board dei governatori del Mes il 14 maggio potrebbe decidere di rendere operativa la nuova linea di credito pandemica già per quella data. Il commento di Angela Mauro su Huffington Post.

L'Olanda di Rutte non arretra, sul Mes ci vanno i controlli Ue

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Olanda, quel carteggio con Draghi sui rischi del debito privato

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Il doppio volto dei paesi bassi. Allarme. L’indebitamento di famiglie e imprese è al 231% del Pil contro il 107% dell’Italia. Preoccupano i mutui per le abitazioni. Gli olandesi? Un popolo indebitato. Ci sono dei numeri e un carteggio che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, farebbero bene a portare al prossimo vertice europeo sulle misure straordinarie per fronteggiare lo shock economico del coronavirus. I numeri sono quelli che mettono a confronto il debito del settore privato in rapporto al Pil in Italia e in Olanda e che inchiodano i Paesi Bassi a una scomoda posizione.  Il carteggio è lo scambio intercorso tra l'ottobre 2016 e il settembre 2019 fra i due ministri delle Finanze olandesi che si sono avvicendati in questo lasso di tempo, e cioé Jeroen Dijsselbloem e Wopke Hoekstra da una parte, e l'allora presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, dall'altra, nella sua qualità di presidente del Consiglio generale dell'European systemic risk board (Esrb), l'organismo indipendente europeo che ha il compito di vigilare sul sistema finanziario dell'Unione e che è posto sotto l'ala della Bce.

Famiglie indebitate

Oggetto dei numeri e delle lettere è l'enorme fardello del debito privato olandese. Un problema che il governo dell'Aja tende a dimenticare perché scaraventa i Paesi Bassi ai primi posti di una classifica negativa tra gli Stati membri della Ue. Un problema di immagine per il governo del liberale Mark Rutte, un rischio sistemico per l'area euro secondo l'European systemic risk board. Partiamo dai dati. Il bollettino del Centraal Bureau voor de Statistiek (Cbs), l'Istat dei Paesi Bassi, ha certificato il 7 aprile l'ultima fotografia sull'indebitamento olandese. Il debito pubblico è sceso nel 2019 al 48,6% del Pil, un dato che fa dell'Olanda un paese più che virtuoso sul fronte dei conti pubblici. Ben diverso è però il dato relativo al debito del settore privato nel suo complesso che - seppure in leggera discesa rispetto al 2018 - raggiunge il 231% del Pil contro il 107% dell'Italia. In particolare, il debito delle società non finanziarie si attesta al 132,3% del Pil, mentre in Italia è fermo al 66,1%. L'indebitamento delle famiglie è pari al 98,7% del Pil in Olanda e al 41,2% in Italia. Per l'Italia - a eccezione del dato drammatico del debito pubblico, al secondo posto nella Ue dopo la Grecia - le cifre sull'indebitamento privato sono significativamente migliori. Anche il dato sul rapporto tra debiti e reddito disponibile delle famiglie, diffuso dalla Bce, certifica il divario. In Olanda il rapporto è del 193,9%, il più alto nell'Unione europea, fatta eccezione per Malta i cui dati però non sono disponibili. In Italia il ratio è del 61,3%. In valori assoluti, le famiglie olandesi sono indebitate per 46.584 euro pro capite, gli italiani per 12.163 euro.

La bolla immobiliare

Queste cifre, di per sé, possono dire tutto e nulla. Ma acquistano un significato particolare se sovrapposte all'andamento del mercato immobiliare olandese. È questo il punto che ha fatto drizzare le antenne all'European systemic risk board, nato nel 2010 con il compito di esaminare i rischi sistemici che possono danneggiare l'area euro. Il suo segretariato è assicurato dalla Bce e nel board ci sono il presidente e il vicepresidente della Bce, i governatori delle banche centrali, un membro della Commissione europea e i presidenti di varie autorità di vigilanza, da quella bancaria (Eba) a quella di Borse e assicurazioni. Nel 2016 l'Esrb realizza uno studio sulle vulnerabilità sistemiche relative agli immobili residenziali nell'Unione europea. Le conclusioni sono una sonora bocciatura per i Paesi Bassi e per altri sette Stati membri della Ue. Gli analisti dell'Esrb verificano nei Paesi Bassi un elevato indebitamento delle famiglie, con una quota significativa gravata da mutui superiori al valore dell'abitazione. Nel warning emesso il 22 settembre 2016 l'organismo sottolinea come l'esperienza di molti paesi ha dimostrato che la vulnerabilità del mercato abitativo può essere fonte di rischio sistemico per la stabilità finanziaria.

Il carteggio con Draghi

Il 13 ottobre 2016 il capo della segreteria dell'Esrb, Francesco Mazzaferro, scrive al ministro delle Finanze olandese Dijsselbloem, che in quel momento è anche presidente dell'Eurogruppo, il centro di coordinamento che riunisce i ministri delle Finanze dei 19 Stati membri dell'Eurozona. Mazzaferro mette al corrente il ministro olandese delle conclusioni dell'indagine dell'Esrb e del warning lanciato nei confronti degli otto paesi Ue, tra i quali c'è anche l'Olanda. Passa più di un mese e il 21 novembre 2016 arriva la risposta di Dijsselbloem. Il ministro scrive direttamente a Mario Draghi, che come presidente della Bce guida anche l'European systemic risk board. Dijsselbloem replica con due considerazioni. Innanzitutto minimizza il rischio legato all'alto indebitamento delle famiglie ricordando la solidità del sistema bancario olandese, sufficientemente patrimonializzato per assorbire eventuali shock. E aggiunge che il governo dell'Aja ha varato un consistente pacchetto di riforme per ridurre gradualmente la deducibilità degli interessi sui mutui e ha introdotto un limite al valore finanziabile dell'abitazione. Non si conosce la risposta di Draghi. Ma nonostante le rassicurazioni del presidente dell'Eurogruppo, il problema non trova una soluzione.

Punto e a capo

Tre anni dopo, il 27 giugno 2019, il Comitato europeo per il rischio sistemico torna all'attacco formulando nuove raccomandazioni al governo Rutte. Il ministro delle Finanze è cambiato e al posto di Dijsselbloem adesso c'è Hoekstra ma Rutte è ancora lì, alla guida dell'esecutivo. E l'Esrb questa volta nel pacato gergo istituzionale parla espressamente di «inerzia» del governo olandese. Nonostante le misure attuate, la vulnerabilità resta anche perché «dal 2016 i prezzi delle abitazioni hanno continuato ad aumentare, provocando sacche di sopravvalutazione nelle grandi città».

Ma c'è un altro punto che scatena i rilievi del comitato per il rischio sistemico, ed è il tetto massimo che le banche possono finanziare rispetto al valore dell'immobile.

Il mercato residenziale olandese è cresciuto prepotentemente negli ultimi decenni. Il rapporto tra l'ammontare dei mutui erogati e il Pil è quadruplicato dal 28% dei primi anni 80 del secolo scorso fino a superare il 100% prima della crisi finanziaria del 2008 per poi flettere leggermente negli ultimi anni. Oltre alla allettante deducibilità fiscale, uno dei motivi di questa imperiosa crescita è stato che il finanziamento poteva raggiungere il 112% del valore dell'abitazione nel 2010, percentuale poi scesa al 106% e infine all'attuale 100%. Ma - rimarca l'Esrb - questo limite «non richiede garanzie addizionali in caso di diminuzione dei prezzi delle abitazioni». E questo è un rischio.

Non basta, però. L'organismo bacchet ta ancora il governo Rutte e rimarca che «sebbene l'autorità macroprudenziale dei Paesi Bassi (Financieel Stabiliteitscomité) abbia raccomandato un ulteriore inasprimento del limite giuridicamente vincolante da applicarsi al rapporto Ltv (il rapporto tra finanziamento accordato e valore dell'immobile, ndr) al 90%, il governo neerlandese, che è responsabile per l'attuazione di tali misure, ha scelto di non seguire tale raccomandazione». Segue un dettagliato calendario di date entro le quali il governo olandese e la Banca centrale dei Paesi Bassi dovranno inviare delle relazioni al comitato della Bce.

Mutui troppo generosi

Il 9 settembre 2019 il carteggio riprende. Klaas Knot, presidente della Banca centrale olandese prende carta e penna e scrive a Draghi. Il tono della missiva è molto più conciliante e cortese rispetto alla lettera di Dijsselbloem nel 2016 e a quella che pochi giorni dopo - il 17 settembre - il ministro delle Finanze Hoekstra scriverà allo stesso Draghi.

Knot riconosce i timori del comitato per il rischio sistemico e soprattutto ammette che l'evoluzione del mercato abitativo in Olanda amplifica le fluttuazioni cicliche dell'economia dei Paesi Bassi. Afferma che i criteri di erogazione dei mutui sono «generosi» ma difende la solidità delle banche del paese.

Gli stessi concetti vengono espressi - questa volta pubblicamente - nel Financial Stability Report della Banca centrale olandese pubblicato nell'autunno 2019. Ma la banca centrale fa di più. In ottobre comunica la decisione di richiedere agli istituti di credito dei paesi Bassi un capitale addizionale di 3,3 miliardi di euro per compensare i rischi legati ai mutui residenziali. Un passo che va nella direzione chiesta dall'Esrb.

L'esplosione dell'epidemia del coronavirus ha spinto però a metà marzo l'istituto centrale ad alleggerire i requisiti di capitale per liberare mezzi freschi per 8 miliardi di euro che le banche possono utilizzare nell'emergenza. Nonostante le banche dei Paesi Bassi siano ben capitalizzate e i mancati pagamenti sui prestiti erogati siano a livelli minimi rispetto agli altri paesi della Ue, il 65,9% dell'indebitamento delle famiglie viene erogato da istituti bancari e il 54,7% del totale dalle tre principali realtà: Rabobank, Abn Amro e Ing. I tre istituti concentrano l'81% dei mutui concessi da banche olandesi. Rabobank è esposta per 189 miliardi di euro (il 21% del totale), Abn Amro per 148 miliardi e Ing per 112 miliardi di euro.

Ogni famiglia che ha chiesto un prestito alle banche ha acceso una media di due mutui. Il mercato immobiliare olandese cresce a pieno ritmo. Per ora non si intravvede un'inversione di tendenza ma la crisi innescata dal coronavirus potrebbe cambiare le carte in tavola. I timori del Comitato europeo per il rischio sistemico non sono campati in aria. L'indebitamento priv ato è un problema. Ma sui tavoli europei il convitato di pietra è sempre e solo il debito pubblico.

Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi – Il Sole 24 Ore – 17 aprile 2020

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Il dossier segreto che svela il sistema olandese

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Gli intrecci tra politica e affari in un documento riservato messo a punto durante lo scontro per la sede dell’Ema Le porte girevoli tra istituzioni e multinazionali scandiscono l’ascesa degli uomini che governano lo Stato

Tangenti, conflitti di interesse, rapporti incestuosi tra imprenditori e politici, spartizioni e affari opachi. Sembrano le immagini sgranate dell’Italia di Mani pulite, quella del 1992, e invece è l’Olanda di oggi. La fotografia riaffiora da un rapporto riservato di una società di intelligence rimasto finora segreto e di cui Il Sole 24 Ore ha copia. Il dossier fa a pezzi l’immagine dell’Olanda paese rigorista, modello di economia di mercato, immune da corruzione e malaffare e spalanca le porte a uno scenario del tutto diverso e, soprattutto, finora sconosciuto. Dove gli intrecci nebulosi tra economia e politica sono cementati da interessi e rapporti personali, che camminano a braccetto sul tappeto rosso steso alle multinazionali. Un’immagine ben diversa, dunque, da quella che gli olandesi presentano nei vertici europei incarnando la figura dei rigoristi dei conti pubblici. La leggenda narra che quando gli ambasciatori dei paesi della Ue si passano di mano il testimone, raccomandano al successore di sedere in silenzio alle assise pubbliche alle quali prendono parte. Attendere il momento della delibera, guardare il collega olandese e poi votare esattamente il contrario. Questo non vale per la Germania, Ungheria e Lussemburgo, quasi sempre fedeli compagni di strada dei Paesi Bassi nell’Unione europea.

Il dossier riservato

Facciamo un passo indietro. Nella primavera di due anni fa l’Olanda si ritrova al centro delle polemiche dopo aver vinto la gara per ospitare la nuova sede dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che deve traslocare da Londra per via della Brexit. L’Italia - che aveva candidato Milano - viene sconfitta grazie a un sorteggio che premia l’Olanda, dopo che nella terza votazione Milano e Amsterdam hanno ricevuto lo stesso numero di preferenze. I giochi sono fatti. Ma presto si scopre che l’Olanda ha presentato un piano irrealizzabile sulle sedi provvisorie che dovrebbero ospitare l’Ema in vista della costruzione dell’edificio definitivo. Il progetto, infatti, viene modificato subito dopo l’aggiudicazione della gara perché i palazzi non sono adatti a ospitare l’Agenzia. Si scatenano subito una serie di ricorsi amministrativi e giudiziari nelle diverse sedi europee, che però non riusciranno a bloccare l’aggiudicazione. È in quel periodo che a una società europea di intelligence viene commissionata la realizzazione di un rapporto per capire cosa si muove sotto la superficie delle decisioni politiche assunte dal governo olandese di Mark Rutte, il rigorista che oggi si oppone all’emissione di titoli europei per contrastare lo shock economico provocato dal coronavirus. Gli investigatori incaricati di redigere il rapporto si spostano lungo l’asse Amsterdam-Bruxelles e parlano riservatamente con decine di interlocutori e gole profonde all’interno delle istituzioni e del mondo governativo olandese. Appuntano scrupolosamente le loro risposte e scrivono il dossier.

Tangenti e conflitti d'interesse

Il rapporto riservato si focalizza sulla gara per la costruzione della nuova sede dell’Ema vinta dalla Dura Vermeer, il più antico gruppo imprenditoriale oggi esistente in Olanda, creato nel 1855. Nel dopoguerra la società ha di fatto guidato la ricostruzione del paese ed è diventata un centro di interesse importante nell’economia e nella società olandese. L’appalto vinto per il nuovo edificio ha un valore di oltre 250 milioni di euro ma alla gara partecipano solo due imprese. La seconda, per giunta, si ritira nel mese di febbraio, ufficialmente per i tempi troppo stretti previsti per la costruzione dei 19 piani della torre. Il dossier allarga lo sguardo ai rapporti tra economia e politica, in un paese dove le multinazionali hanno un peso che non ha pari nell’Unione europea e dove le porte girevoli tra i due mondi sono all’ordine del giorno alimentando il rischio di conflitti di interesse giganteschi. Dalle multinazionali arrivano, per esempio, il premier Mark Rutte e il ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra. E forse non è un caso.

Rutte, dopo la laurea nel 1992, entra nella multinazionale anglo-olandese Unilever, dove lavora nelle risorse umane e nella formazione del personale. Nel 1997 diventa responsabile del personale della Van den Bergh Nederland, che produce prodotti con il marchio Calvé. Nel 2002 viene nominato direttore delle risorse umane di una consociata di Unilever che produce snack e merendine, la Iglomora. Dalla maionese e dagli snack, Rutte ha poi fatto il salto verso la politica. Hoekstra, invece, ha iniziato nel gruppo petrolifero Shell, dove ha lavorato a Berlino, Amburgo e Rotterdam prima di entrare nella McKinsey e abbracciare infine la carriera politica.

La lobby segreta

Come ha documentato un’inchiesta di Fiume di denaro, esiste da tempo in Olanda una lobby invisibile, di cui fanno parte la Shell e altri colossi come Unilever e Philips ma nella quale siederebbero in pianta stabile membri del Governo. L’Abdup (così si chiama la lobby) si incontra almeno due volte all’anno nel lussuoso Hotel des Indes, un albergo a cinque stelle nel centro dell’Aja. Gli incontri semestrali vengono celebrati con una cena. Una volta all’anno l’incontro è con i direttori nazionali delle multinazionali e i loro consulenti legali mentre il secondo è la cosiddetta riunione dei presidenti, alla quale partecipano anche amministratori delegati e terze parti come ad esempio i membri del gabinetto governativo. Quando è presente un segretario di Stato, un ministro o il primo ministro, tre questioni politiche vengono discusse in modo altamente strutturato per un’ora e mezza. Il membro del gabinetto tiene una presentazione di dieci minuti su ciascun tema, seguita da venti minuti di consultazione e dibattito. Sia Mark Rutte sia il suo ex ministro dell’Economia Maxime Verhagen hanno aderito agli incontri nel 2011. L’ex presidente dell’Eurogruppo ed ex ministro delle Finanze, Jeroen Dijsselbloem, nel 2016 mentre l’ex ministro delle Finanze Jan-Kees de Jager (che dopo aver abbandonato la politica è stato Cfo della compagnia telefonica Kpn) nel 2007. Governo e club delle lobby discutono di questioni politiche che riguardano le multinazionali, dalla tassazione dei dividendi alla sostenibilità ambientale.

Il volto nascosto

Ma torniamo al rapporto riservato e leggiamone le parole. Il volto nascosto dei Paesi Bassi lo descrive R.O., un dirigente del ministero degli Affari generali dell’Aja avvicinato dagli investigatori in cerca di informazioni. Ometteremo per scelta e per il rispetto dell’anonimato richiesto dalle fonti investigative - nomi e cognomi così come i riferimenti a imprese e organizzazioni governative olandesi. «Nei Paesi bassi - dice R.O. agli investigatori - la distanza tra i decisori politici e l’economia è praticamente inesistente». H.M, architetto, per anni dirigente al comune di Amsterdam, torna indietro al 2004 per sottolineare come la corruzione in Olanda non sia soltanto una pratica di questi anni. Racconta dello scandalo che 16 anni prima ha coinvolto dipendenti pubblici e alcuni imprenditori edili di Amsterdam. «I magistrati hanno scoperto che, legate alla firma dei contratti di appalto, venivano pagate tangenti per circa l’1,5% del valore complessivo dei lavori. Le somme incassate erano così alte che i giudici scoprirono che qualcuno tra gli imprenditori aveva affittato un DC9 per portare amici e famiglie a visitare le regioni vinicole in vari paesi europei». C’è da rabbrividire, invece, al racconto di T.T, legale in una importante authority olandese. Agli increduli investigatori, l’avvocato racconta «30 anni di pratiche illegali» (così le definisce) di una grande impresa dei Paesi Bassi. Il legale si sofferma sulla figura di un imprenditore che «ha creato conti bancari speciali presso una banca per pagare politici corrotti e burocrati di alto livello. I conti - spiega l’avvocato - sono stati aperti a nome della società, ma singoli politici e manager di Stato hanno la possibilità di prelevare soldi utilizzando bancomat e li usano senza vergogna. Nella mia authority, quasi tutti sono stati corrotti negli ultimi 40 anni. E le personalità più pagate sono state elette nel consiglio di sorveglianza di alcune imprese». In questa rete di corruzione tutti si difendono in una catena omertosa. «Il sistema è ancora in corso - conclude T.T. -. Si decide quale azienda vincerà quale offerta, secondo un certo bilanciamento, le cui regole sono ancora sconosciute, perché i pubblici ministeri non hanno mai cercato di scoprirlo». Insomma, un manuale Cencelli all’ombra dei mulini a vento o, meglio, d i grattacieli in vetro e acciaio di Zuidas, il distretto finanziario di Amsterdam, sede di banche e multinazionali. Tutto il mondo è paese. Soprattutto l’Olanda.

Roberto Galullo – Il Sole 24 Ore – 11 aprile 2020

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