La strategia di Zelensky, il comunicatore

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La battaglia della comunicazione tra Volodymyr e Vladimir

Ogni guerra entra nella memoria collettiva con delle immagini che ne segnano l’inizio o il picco delle atrocità. Buia, dai toni verdastri e scie luminose: è così che ricordiamo la notte di Bagdad, come le immagini che la Cnn trasmise nel gennaio del 1991 raccontando e mostrando, per la prima volta, in diretta a tutto il mondo la guerra del Golfo. Cumuli di terreno, miscuglio indecifrabile di fango, stracci e resti umani sono, invece, le immagini consegnate alla storia, a metà degli anni 90, della strage di Sebrenica. Il commento di Enrico Della Gatta su Formiche.

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Denuncia di Hrw: i russi hanno compiuto un massacro nel Mali

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Ecccidi non solo in Ucraina, anche in Mali

La giunta golpista di Bamako ha sottoscritto un accordo da dieci milioni di dollari al mese per mettere al proprio servizio la società militare privata Wagner Group, un’entità molto discussa che sarebbe direttamente collegabile agli assetti tattici del Cremlino, usata per il lavoro sporco (come attualmente in Ucraina) e per operazioni ibride di influenza. Mosca nega ogni collegamento. Il commento di Emanuele Rossi sul sito su Formiche.

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L'arteriosclerosi della politica

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        Il Presidente ucraino Zelensky è diventato il vezzeggiato Primo Attore dei Parlamenti mondiali. Presentandosi come una vittima innocente, egli non si stanca di incitare l’Europa e il Mondo alla riscossa ovvero alla punizione dell’invasore. Ora, se l’invasore non è esente da responsabilità per le perdite umane, sarebbe tempo che qualcuno metta il dito anche sugli altri responsabili e sul peccato originale di quest’ennesima balordaggine americana, ovvero la NATO e la sua irresponsabile espansione. Il fatto che l’Ucraina si sia lasciata adescare da promesse di diventarne membro non depone a favore dell’intelligenza politica della sua classe dirigente né della sua innocenza, Presidente incluso. Quest’ultimo in particolare non poteva non sapere il peso e le implicazioni politiche e militari di un tale scenario.

        In realtà, la classe dirigente ucraina si è lasciata abbindolare da promesse e miraggi che solo disastri potevano procurare. Ancora oggi essa continua ad essere strumentalizzata, con il continuo invio di armi e aiuti, con il disegno neanche nascosto di rovesciare Putin, come ha baldanzosamente proclamato Joe Biden. La cosa più clamorosa di questa follia è che numerose ed eminenti voci della stessa diplomazia americana - dei veri eroi - avevano già lanciato moniti di allarme e di condanna per la continua espansione della NATO. Continuarono a lanciarle, inutilmente, ancora di più a proposito della progettata ultima ondata di ammissioni di Ucraina, Georgia e Bosnia Herzegovina. Com’è possibile quindi che l’Ucraina non partecipasse a tali preoccupazioni? Com’è possibile che abbia ostinatamente premuto per un ingresso nella NATO anche quando la crisi era già in atto? Visti i moniti e gli allarmi proprio da parte americana, le affermazioni di comodo che un Stato deve poter essere libero di fare le sue scelte politiche sono evidentemente una coperta corta. Se poi si pensa che i moniti sono arrivati proprio dalla lontana America MA non dalla vicina Europa, ciò la dice lunga sul livello di miopia e sudditanza delle attuali scialbe comparse che gestiscono a Bruxelles gli affari europei. In quanto alla Gran Bretagna, dopo il Brexit e grazie a istrioni come Boris Johnson essa  è ormai totalmente succube degli Stati Uniti. Altro che glorie imperiali.

       Visto che nessuno è perfetto, potremmo anche considerare il tutto come un tipico esempio di umana debolezza. Un abbaglio. Un errore. Tutti ne facciamo.

       Una volta però che ci accorgiamo che si trattava di un abbaglio, che la NATO e la UE non erano disposte a un intervento diretto in Ucraina, il buon senso avrebbe voluto che le due parti si sedessero fra loro, lasciando fuori dalla stanza gli attizzatori del fuoco. Si è invece assistito ad ostinate e teatrali richieste del Presidente ucraino di forniture sempre maggiori di armi, del riconoscimento di una zona no-fly, di sanzioni sempre più aspre verso la Russia. Pura irresponsalità. Più armi e soprattutto no-fly zone sono l’anti-camera di una guerra mondiale. Il fatto che i Paesi della NATO non lo seguano in quest’ultima richiesta, almeno per ora, non ne diminuisce l’avventurismo, tipico dei dilettanti. Difficilmente i professionisti combinano guai. Di solito, a provocarli sono i dilettanti, i fanatici e gli esaltati.

       Non meno inquietanti sono poi le pressioni per un ulteriore inasprimento delle sanzioni. Zelensky e gli altri invasati sanzionisti, primo in testa Joe Biden, sembrano non rendersi conto che questo strumento è a doppio taglio e sta innescando non solo un negativo effetto domino nei mercati mondiali ma anche un vero e proprio spostamento negli strumenti monetari. Naturalmente, più scervellate di lui sono le istituzioni economiche e politiche dei vari Paesi sanzionisti, che seguono supinamente il diktat americano. Di fatto, il congelamento delle riserve valutarie, il surreale divieto americano all’Europa di acquistare gas russo - dire che hanno perso la testa è un eufemismo -  l’esclusione dallo SWIFT, il boicottaggio di prodotti russi, etc., sono un attacco non a Putin ma alla globalizzazione, su cui poggia l’attuale economia mondiale. Solo degli scriteriati potevano escogitare sanzioni di tale tipo ed intensità in un mondo dove le barriere doganali non esistono più e dove la crescita globale è promossa dalla fluidità  degli scambi e dall’aumento della domanda di beni e servizi. Si tratta di nozioni banali. Risultato, queste sanzioni rischiano di provocare effetti incontrollabili di gran lunga più gravi ed estesi del disastro  provocato in Ucraina dalla paranoica e criminale ostinazione americana nell’accerchiare la Russia.

       Una  piccola annotazione: da una parte sanzioni (esplicite) e dall'altra uno stimolo (tacito) alla produzione di armamenti. Tutti armano tutti… Il fatto che per esempio le azioni di un grande produttore di materiale bellico come Lockheed Martin siano cresciute in un mese del 27%, la dice lunga. E non si tratta che di un esempio.

    Certo, vi è da augurarsi che si arrivi presto a una risoluzione della crisi, che cessino le operazioni militari e che le due parti arrivino a un condiviso e duraturo accordo, meno fragile e volatile del fallito Minsk 2, in modo che col tempo si attenuino gli effetti di quest’inutile tragedia. Soprattutto, a un onesto e sincero accordo solo fra le due parti, senza invisibili suggeritori dietro le quinte. Quando la reciproca fiducia degli accordi è subordinata alle garanzie di terzi, c’è sempre da temere.

       Se quindi cessano le ostilità e ritorna la pace, tutto è risolto? Qui sta il Grande Equivoco. Nulla sarà stato definitivamente risolto e tutto sarà semplicemente camuffato. Il problema vero che sta a monte non è la cessazione delle ostilità e dell’invasione. L’invasione è stata solo un effetto. Nessuno ne parla o sembra voler affrontarlo, ma il problema che sta a monte di quest’inutile caos è la presenza militare degli Stati Uniti in Europa, l’esistenza della NATO.

      Che ci fa e che ci fanno?

      Nessuno fornisce una risposta credibile, salvo l’esilarante nozione che la NATO è al servizio della pace e non ha mire aggressive. La crassa ipocrisia della suddetta nozione fa solo sorridere.

      Ora, si sentono in giro i Soloni che predicano che le posizioni anti-NATO sono una tipica manifestazione delle “Sinistre”. La politicizzazione degli eventi sotto forma di “sinistre” e “destre” non solo è arcaica ma anche mistificante. I fatti dimostrano che i due termini raramente corrispondono alle qualità e ai comportamenti a cui essi pretendono di alludere. Si sono viste formazioni politiche di “Sinistra” più intolleranti di quelle della cosiddetta “Destra”e supposti leader di destra più illuminati e tolleranti dei supposti benevoli leader di sinistra. In realtà, l’imbecillità, il fanatismo e la corruzione possono tranquillamente albergare a destra e a manca. Questi due termini sono dei fossili nonché etichette per pigri mentali. La stessa confusione e ambiguità circondano poi l’uso di termini come “autoritario”. La definizione in questione è in questi giorni diventata il sinonimo di Vladimir Putin. Ci vuole coraggio a fare di Vladimir Putin un mostro di autocrazia e dimenticare degli autocrati ben più repressivi e intolleranti in giro per il mondo, a cominciare dalle famiglie reali che amministrano e spremono l'immenso territorio della Penisola Araba e che i “liberali” occidentali frequentano regolarmente (vedi l’ultimo viaggio di Boris Johnson in Arabia Saudita a mendicare un po’ di petrolio). Per non parlare di altri invasori di cui tutti si dimenticano. Ironia della sorte, le attuali trattative di pace si svolgono in Turchia, Paese NATO, che a suo tempo, senza giustificazioni di minacce esistenziali, invase e occupò la metà di Cipro, e nessuno si lamenta, salvo i Ciprioti…

       Ritornando dunque all’esistenza della NATO, rimane un mistero il come ben 30 nazioni europee si assoggettino alla sua esistenza e al neanche tacito vassallaggio americano. L’Impero Britannico o quello Francese erano più coerenti: i territori dominati erano delle Colonie, senza  trucchi verbali o ideologici.  Lo stesso valeva per i Romani, per i Bizantini e per gli Ottomani, che avevano tranquillamente incorporato i territori. La sudditanza europea è quindi anomala e avvolta di ipocrisie, di travestimenti ideologici (tipo la comune difesa della democrazia e facezie simili). Un pasticcio né carne né pesce. In altre parole, anche quando sarà risolta questa crisi – si spera al più presto – il focolare dell’incendio sarà sempre lì. Il vulcano sarà solo temporaneamente assopito, ma la lava sottostante non sarà scomparsa. Nel frattempo, ancora per qualche anno, gli Stati Uniti saranno diretti da un Presidente, ogni giorno che passa autore sempre più invasato di uscite e dichiarazioni incendiarie (puntualmente raffreddate dagli estintori del suo entourage) e ormai visibilmente incapace di controllare le sue emozioni, le sue parole e la sua stessa mimica facciale. Occhi sbarrati e scatti furiosi sono in genere sintomi di incipiente declino psichico. Come lo ha definito recentemente anche un giornale inglese come The Guardian,a diplomatic liability” (una passività’ diplomatica).

      Joe Biden rappresenta il crescendo della progressiva arteriosclerosi della politica estera americana. L’irrigidimento di arroganti e pretestuosi clichè (“alleati”, “occidente”, “sicurezza dell’America”) sta sempre più distorcendo un regolare flusso sanguigno, ovvero equilibrate comunicazioni e rapporti fra nazioni. Il sangue dell’amicizia è diventato il sangue del vassallaggio e delle imposizioni economiche e militari. La paranoia delle sanzioni alla Russia ha già spinto quest’ultima in braccio alla Cina. La minaccia di analoghe sanzioni nei riguardi dell’India rafforzerà a sua volta i rapporti di quest’ultima con la Russia. Questi ultimi avvertimenti nei confronti di una nazione di un miliardo e quattrocento milioni di uomini confermano quanto la classe dirigente americana sia sempre più in preda a un’incontenibile sbornia egemonica e abbia perso il senso della realtà. L’effetto domino continua del resto anche a livello finanziario e monetario. La “furbesca” esclusione della Russia dallo SWIFT incentiverà sia il rafforzamento del suo equivalente russo (SPFS) che del suo equivalente cinese (il CIPS) o addirittura la loro integrazione. Ciò attirerà molti Paesi ad utilizzare questi ultimi strumenti nelle transazioni interbancarie. La farina del diavolo non fa buon pane.

     Davvero si rimane sconcertati da tanta scarsa lungimiranza e senile incaponimento.

     E’ duro e quasi assurdo ammetterlo, dato il personaggio in questione, ma quasi si rimpiange l’istrionico ex-Presidente degli Stati Uniti. E’ vero che anche lui soffriva del virus sanzionistico nei confronti della Cina, ma era sicuramente più cauto e meno invasato in politica estera.

Antonello Catani, 31 marzo 2022

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