La sinistra al governo, una banda di incapaci

Laa sinistra ha un doppio difetto: non sa governare e non vorrebbe governare anche quando i voti la obbligano a farlo. Appena qualcuno dei suoi conquista una poltrona importante, i compagni s’impegnano allo stremo per mandarlo al tappeto. Esiste in proposito un esempio che merita di essere citato. Risale all’ottobre del 1988, dopo la prima caduta di Romano Prodi. Il Professore era stato mandato a casa dal suo alleato più infido: Rifondazione comunista. Me lo ricordo bene quel partito tossico. Il presidente era Armando Cossutta, il segretario Fausto Bertinotti. Un’accoppiata da toccare ferro. E per aggiungere caos al caos, si divisero e l’Armando fondò un partitino tutto suo. Un editoriale di Giampaolo Pansa su Libero.

Il fallimento dei governi di sìnistra, da Roma a Palermo

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Renzi e il miraggio della riduzione della tasse

Il premier promette di ridurre la pressione fiscale. Il fatto è che, prima di lui, lo stesso Silvio Berlusconi aveva lanciato lo stesso slogan "Meno tasse per tutti". Ricordate? A farne le spese gli italiani, costretti a sostenere il fardello di ulteriori 23 miliardi di tasse (di cui 13 di maggiori imposte sui fabbricati nel passaggio da Ici a Imu) e una pressione tributaria schizzata al 30%, valore invariato con i governi Letta e Renzi. All’interno dell’Eurozona solo Finlandia (31,1%) e Belgio (30,6%) hanno una pressione tributaria maggiore di quella italiana, quasi 5 punti superiore alla media. L’Italia ha la quota più bassa in assoluto di gettito Iva (5,8% sul Pil), pur avendo un’aliquota ordinaria in posizione intermedia tra il 17% del Lussemburgo e il 24% della Finlandia. I fattori che nel nostro Paese determinano questa situazione sono sia l’ampio ricorso alle aliquote ridotte del 4% o del 10%, sia l’incidenza dell’evasione fiscale. In compenso l’Italia detiene il triste primato delle tasse sui prodotti (5,4%; in Germania il 2,5%), sulla produzione (3,6%, superata solo dal 4,6% della Francia; in Germania lo 0,7%) e sul reddito (14,5%, subito dietro a Belgio 16,2% e Finlandia 15,3%). L'articolo su Il Fatto Quotidiano.

Renzi promette minori tasse. Pochi gli credono

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Camere lente, governo Speedy Gonzales

Governare a colpi di fiducia è ormai usuale. Le leggi approvate con questo catenaccio erano appena 9 su 100 col governo Prodi I (1996-98), scesero addirittura a zero (cito un dossier di OpenPolis) col governo Amato II, per crescere via via fino al 45% con Monti (che però doveva fronteggiare una vera emergenza con lo spread schizzato oltre quota 500) e fissarsi al 44,78 nel solo 2014 con Renzi. Un voto di fiducia ogni dodici giorni. Sempre con la giustificazione dell’urgenza? Anche alla Camera dove la maggioranza è rassicurante? Un editoriale sul Messaggero Veneto di Vittorio Emiliani.

Renzi governa ricorrendo ai voto di fiducia, segno di debolezza

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