Il dopo guerra: fine della neutralità

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Guerra di Putin in Ucraina, neutralità addio!

Essere neutrali è una scelta complessa e non priva di effetti negativi (...) L'esempio di Finlandia e Svezia è quello più chiaro, ma di base nessuno, facendo parte di Ue o Nato, può dirsi davvero fuori dai giochi (...) Una parte del pianeta non si è voluta schierare apertamente con l'Ucraina senza nemmeno farlo con la Russia, perorando la volontà di giungere il prima possibile a un accordo o addirittura rimanendo estranei alla materia del contendere. Una scelta dettata da diverse esigenze che però sembrano evidenziare l'importanza della distanza fisica e culturale rispetto alla guerra che si sta combattendo. Il commento di Paolo Mauri, Andrea Muratore, Emanuel Pietrobon, Lorenzo Vita e Roberto Vivaldelli su il Giornale.

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Il moloch del nostro debito pubblico fa davvero paura

Il premier Giuseppe Conte e i giallorossi hanno ben poco da esultare per l’accordo raggiunto – con estrema fatica – sul Recovery Fund. Tracciando un parallelismo fra il Mes e il Recovery Fund, infatti, “le condizioni finanziarie sono simili, ma quelle politiche diverse: il Mes, che l’Italia per ora sta rifiutando, non richiede riforme; il Recovery Fund, che il governo non può rifiutare, ne prevede invece di molto precise (...) C'è un altro elemento importante che preoccupa l'Unione europea, da sempre: l'ammontare del debito pubblico italiano. Come riportato dall'agenzia Agi, alla fine dello scorso anno il nostro debito pubblico si attestava al 135% del Pil (in epoca pre-Covid dunque) e valeva circa 2.410 miliardi di euro. Alla fine del 2020, dopo aver fatto i conti con la crisi pandemica, probabilmente esploderà tra il 160% e il 170%. Secondo gli ultimi dati diffusi da Bankitalia, a maggio il debito pubblico è volato a 2.507,6 miliardi e ha registrato un nuovo massimo storico. Si tratta di un aumento di 40,5 miliardi rispetto ad aprile, quando fu pari a 2.467 miliardi. E su maggio 2019 l'incremento sale a 175,7 miliardi. Secondo gli europeisti, la colpa va fatta risalire ai governi del passato e a uno stile di vita che gli italiani non possono più permettersi. Ma è davvero così? Il commento di Roberto Vivaldelli su il Giornale.

E' il macigno del nostro debito pubblico che preoccupa l'Unione Europea

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La Bce deve cambiare registro, subito

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Christine  Lagarde, laureata in giurisprudenza, avvocato, donna d’affari, ministro dell’economia in Francia, direttore generale del Fondo monetario internazionale e ora presidente della Banca centrale europea. Non si può dire che Christine Lagarde non abbia fatto carriera. La sua nomina ai vertici dell’Eurotower, ratificata al termine di una lunga trattativa tra i capi di Stato e di governo dell’Unione europea insieme a quella di Ursula von der Leyen alla Commissione, Charles Michel al Consiglio e Joseph Borrell come Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, è senza dubbio la più importante. E al tempo stesso la più delicata, dato il ruolo che l’Eurotower ha nel mantenimento della stabilità dei prezzi in Europa e soprattutto nel sostegno dato agli Stati membri più in difficoltà nel rifinanziamento dei propri debiti, in primis l’Italia. Un percorso, il suo, certo non privo di ombre. Il commentio di Roberto Vivaldelli su il Giornale.

Bce, Lagarde, l'esordio flop

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