Semplificare, semplificare, semplificare: lo chiedono tutti

... ma ancora non se n'è fatto nulla! (ndr) Nel 1990 ci abbiamo provato con la legge 241: disponeva la semplificazione di una serie di processi autorizzativi, ma quando è arrivata l’ora di sceglierli ne sono stati individuati solo 13. Il ministero degli Interni ne segnalò solo uno: l’allevamento dei piccioni viaggiatori. Il problema, ora come allora, è che a decidere «cosa» semplificare sono le stesse amministrazioni pubbliche, ma nessun ufficio vuole ridurre le proprie competenze e la politica non ha mai avuto il coraggio di intervenire. Il Data Room di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.

La mala burocrazia governa il Belpaese

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I derivati sono nulli, gli enti locali sorridono

  La sentenza è della Corte di Cassazione del 12 maggio, e i suoi effetti potrebbero essere catastrofici per qualche banca ma enormemente benefici per enti locali e imprese. Torniamo indietro. Per quasi quindici anni banche italiane, ma soprattutto estere, hanno piazzato a 797 enti locali e lungo tutto il Paese migliaia di contratti derivati, sconosciuti ed incomprensibili ai più. Comuni, Province e Regioni si sono trovati, senza saperlo, con buchi miliardari, e gli effetti di quei contratti durano ancora oggi e lo faranno per molti anni a venire, dato che alcuni hanno durata trentennale. Si tratta molto spesso di scommesse camuffate da assicurazioni, dove è l’assicurato a fare da assicuratore alla banca. Dopo perdite gigantesche, nel 2014 il Governo li ha vietati, ma il Ministero dell’Economia conta oggi ben 149 enti territoriali ancora coinvolti, che ogni anno pagano, oltre agli interessi sul debito, 250 milioni per i derivati (fonte Eurostat). Le perdite potenziali invece stimate dalla Banca d’Italia solo verso le banche italiane (Unicredit, Bnl, Mps, Intesa) sono di 1 miliardo. Il Data Room di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.

I derivati agli enti locali? Nulli, parola della Cassazione

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Non compriamo auto elettriche, costano ancora troppo

Pechino ha colonizzato il Congo, che è il più grande produttore di cobalto al mondo, e strappato contratti decennali di sfruttamento anche in Sud America. Si è portata avanti con l’elettrico perché non avendo grandi produttori di automobili, e dovendo ridurre l’inquinamento nelle grandi megalopoli cresciute a dismisura per effetto delle transizioni demografiche dalle campagne, ha puntato da subito sullo sviluppo dell’elettrico. Inoltre la Cina da anni investe sulle batterie per la domanda di prodotti di elettronica di largo consumo – smartphone, tablet, pc – di cui è diventata la fabbrica del mondo. La Foxconn, con sede a Shenzhen e 330.000 dipendenti, è lo storico fornitore di Apple, Amazon, Hp, Microsoft, Sony, BlackBerry. Il Data Room di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.

Il mercato delle auto elettriche non riesce a decollare

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