Tulipani solidali

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Usare i tulipani per implorare i Paesi Bassi di accettare i Coronabond può avere senso in termini di razionalità economica, ma non va dimenticata quanto è radicata nella società olandese l’avversione per l’azzardo morale. Paradossalmente è proprio dai tulipani che bisogna partire per comprendere il “nee” del premier Mark Rutte agli appelli alla solidarietà attraverso i Coronabond o alle linee di credito del Mes senza le cosiddette “condizionalità”. Era l’anno 1637 e nei Paesi Bassi era esplosa la “Tulipmania”, quella che molti considerano come la prima grande bolla speculativa scoppiata nella storia del capitalismo. Grazie alla sua popolarità in Europa, il bulbo di tulipano era diventato il quarto principale prodotto di esportazione olandese (dopo gin, aringhe e formaggio), il prezzo salì alle stelle (le qualità più pregiate potevano essere scambiate con terreni e bestiame), vennero inventati i primi “future” (titoli sulla produzione futura). Poi, a un tratto, tutti si misero a vendere, provocando in pochi giorni il crollo del prezzo dei bulbi da oltre 200 fiorini a poche unità. Gli storici sono divisi sugli effetti economici dello scoppio della bolla. Ma secondo Anne Goldgar, professoressa al King’s College di Londra e autrice del libro “Tulipmania”, quell’episodio fu all’origine di una profonda svolta culturale nella società olandese. L’armonia sociale saltò perché vennero sacrificati “fiducia, onore, verità, civiltà, moderazione”, ha scritto Goldgar. Nacque lì il moralismo che oggi spinge il ministro delle Finanze Wopke Hoekstra a chiedere un’inchiesta sui paesi come l’Italia che non hanno risparmiato abbastanza per affrontare la crisi del coronavirus. Per l’Olanda, se le regole vengono violate e manca la fiducia, l’Ue non può essere armoniosa. Nel 2020 l’Olanda è un paese completamente diverso, ma alle radici culturali si aggiungono anche le considerazioni politiche. Tra poco meno di un anno, il 17 di marzo 2021, gli olandesi andranno alle urne e Rutte e la sua coalizione devono fronteggiare pressioni populiste speculari a quelle che prevalgono nell’Europa del sud. Il Forum per la democrazia di Thierry Baudet o il Partito per la libertà di Geert Wilders (entrambi sono dati a più del 10 per cento nei sondaggi, dietro al Partito liberale di Rutte) non accusano l’Ue di fare troppo poco per l’Olanda, ma di essere troppo generosa usando i soldi degli olandesi per finanziare gli spendaccioni in Grecia, Spagna o Italia. “Non dobbiamo privilegiare i populisti di un paese rispetto a quelli di un altro”, spiegano all’Aia: le conseguenze di un loro successo in Olanda sarebbero “negative per tutta l'Europa” quanto quelle di una vittoria dei populisti in Italia. Al di là dei calcoli politici, ci sono poi i calcoli economici. L’Olanda riconosce che “siamo collettivamente in una moneta unica” ed “è pronta a sostenere l’Italia”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Ma “la grande questione è come. Alcuni nell’Ue vogliono saltare subito su tutta una serie di idee” come i coronabond e il Mes senza condizionalità. L’Olanda, invece, “vuole prima un’analisi su dove è il problema, sulla caduta della domanda e dell’offerta, su rischi inflazione e deflazione”, dice il diplomatico Ue. Solo quando il quadro sarà chiaro, l’Ue potrà decidere come “rilanciare l’economia nel più breve tempo possibile”. Il precedente della Tulipmania offre comunque la speranza di una nuova svolta culturale. La leggenda vuole che la bolla dei bulbi scoppiò quando andò deserta un’asta nella città di Haarlem a causa della peste. Dall’inizio di questa pandemia il governo olandese ha fatto diverse concessioni, per esempio con il via libera alla sospensione del Patto di stabilità e delle regole sugli aiuti di stato. Venti giorni fa l’Olanda “aveva una posizione totalmente diversa”, spiega il diplomatico dell’Ue. Nel frattempo, all’Aia si moltiplicano gli appelli a una svolta radicale e solidale anche nell’interesse olandese. “Non saremo più un nord ricco se tutto il sud fallirà”, ha detto ieri l’ex governatore della Banca centrale olandese, Nout Wellink: “Penso che dovremmo emettere Coronabond” e “direttamente o indirettamente le banche centrali dovranno effettuare finanziamenti monetari”.

David Carretta – Il Foglio – 31 marzo 2020T

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