La caccia alle streghe e la vergogna dell'Europa

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      L’Europa non è nuova alla caccia alle streghe, e tantomeno gli Stati Uniti (vedi Salem e le sue disgraziate). Quella attuale, nei confronti della Russia e in particolare di Vladimir Putin, ha l’aggravante di essere portata avanti dalle istituzioni (la demi vierge Bruxelles e i suoi accoliti) e stimolata anche dai mezzi d’informazione oltre che dai suoi architetti d’oltre oceano (gli Stati Uniti). Il contesto è degno delle storie di perfidia e idiozia di un romanzo d’appendice di bassa lega.

     I rigurgiti  della caccia pendono le forme più incredibili, miserande e sfrontate. Ne può soffrire anche uno scrittore morto da un pezzo come Dostoievski, sulla cui figura l’Università milanese La Bicocca ha deciso di sospendere un ciclo di lezioni “allo scopo di evitare controversie”. Un’istituzione accademica che scende a tali livelli di pusillanimità e confusione mentale dovrebbe chiudere i battenti Gli studenti dovrebbero abbandonarla in massa.

     Lasciando da parte queste vergogne italiche, più attenzione meritano altre prodezze.

     Questi giorni,  Boris Johnson, assieme al Segretario  britannico alla difesa, Ben Wallace, ha accusato Putin di colpire le aree urbane di Kharkov e che potrebbe essere portato in giudizio per crimini contro l’umanità. Wallace ha anche avvertito che i militari russi sono “ruthless” (senza scrupoli) e che Putin affettuerà “indiscriminati bombardamenti a tappeto “ contro le città ucraine. Il compunto Segretario di Stato americano si è espresso in termini analoghi. In altre parole, sembrerebbe che quando gli eserciti inglesi e americani si muovono, essi sono scrupolosi, mentre gli altri, quelli Russi, non lo sono. Con che faccia tosta si possano lasciar cadere accuse di questo tipo, lo sa solo il cielo.

       Non vi sono dati attendibili sulle vittime civili di questa folle situazione, le cui operazioni militari sono fisicamente effettuate da Russi ma in realtà istigate da non Russi. Anche perchè tutto è iniziato solo alcuni giorni fa, si può solo sperare che esse siano poche. Ma anche queste poche sono comunque inutili e assurde.

      Assieme alla Russia, anche gli Stati Uniti e i dirigenti ucraini con la loro smania d’ingresso nella NATO condividono la responsabilità di tali morti.

      Visto però che le si usa per demonizzare ulteriormente la Russia, vale la pena di ricordare come entrambi i Paesi a cui appartengono i personaggi sopra citati abbiano alle loro spalle (comprovati e non vociferati) bombardamenti criminali sui civili che non hanno confronti neanche con i feroci bombardamenti nazisti sulla Gran Bretagna durante la II Guerra Mondiale.

       Che proprio due Inglesi accusino i Russi di bombardamenti a tappeto, indimostrati, e che dimentichino la spietata repressione britannica dei Boeri, i campi di concentramento in Kenya o le migliaia di bombardieri che proprio negli ultimi mesi di guerra, quando ormai la Germania era paralizzata, si accanirono su Dresda e in precedenza su Amburgo e Düsseldorf, incenerendo centinaia di migliaia di civili, ciò ha solo un nome: sfrontatezza. Sfrontatezza pura e semplice. Boris Johnson ne ha da vendere. A quanto pare, sta facendo progressi. Definito “un bugiardo incallito” dall’ex-Speaker del Parlamento britannico, John Bercow, “un imbarazzante buffone” dall'ex membro del Parlamento Sir Alan Duncan e un clown dalla stampa inglese, Boris Johnson  sta ora estendendo il raggio di azione delle sue fandonie - vedi i suoi party in periodo di clausura Covid - anche oltre le scogliere di Dover. E gli Inglesi stanno a guardare....

       In quanto al Segretario di Stato americano, la sua insolenza è anche peggiore, visto che sta paragonando, sapendolo, cose imparagonabili. Soprattutto, pare dimenticare che furono gli Stati Uniti ad effettuare i più terribili bombardamenti di civili della storia con l’ineffabile giustificazione che così facendo “si risparmiarono molte vite umane”! La spudoratezza delle accuse di Blinken circa gli attacchi russi a obiettivi civili ucraini, sui quali, bisogna ripeterlo, non vi sono dati attendibili, appare in tutta la sua magnitudine, se si ricordano le cifre (invece comprovate) dei bombardamenti americani in Giappone durante la II Guerra Mondiale. Fu il generale americano Curtis LeMay a comandare le fortezze volanti che effettuarono micidiali bombardamenti su moltissime città giapponesi e che lanciarono inoltre le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Durante il solo bombardamento di Tokyo,  il 10 marzo 1945, nel giro di poche ore morirono 100.000 civili. Le 1665 tonnellate di grappoli di bombe al magnesio, al fosforo e napalm lanciate sulla città rasero al suolo 250.000 edifici e incenerirono un’area di 40 chilometri quadrati.  Ma molte altre città subirono la stessa sorte. Anche in mancanza di dati precisi, si stima che i bombardamenti a tappeto contro il Giappone ordinati da LeMay fra il marzo e l’agosto 1945 abbiano ucciso mezzo milione di civili e distrutto un milione di case. A quelle vittime, civili, vanno poi aggiunte quelle causate dalle due bombe atomiche a Nagasaki e Hiroshima.

      Né LeMay, a cui si devono i selvaggi bombardamenti di civili, né Truman, a cui si deve il lancio delle due bombe atomiche, furono mai incriminati, così come non furono incriminati i responsabili dei bombardamenti al napalm in Corea e Vietnam o delle morti durante l’invasione dell’Iraq, per non parlare della Siria o delle inquantificabili azioni destabilizzanti condotte dalla CIA in giro per il mondo. Se qualcuno ne dubita, si legga alcune preoccupate osservazioni sulla CIA da parte dello stesso Truman, che pure ne fu il fondatore. Il pulpito da cui parla lo scialbo e inespressivo attuale Segretario di Stato americano puzza di montagne di cadaveri di civili. Una concorrenza ai Mongoli, che secondo certe fonti eressero piramidi di teschi a Baghdad, quando la rasero al suo nel 1258 e naturalmente anche ai forni crematori dei Nazisti. 

      Come se non bastassero queste disinvolte sfrontatezze, anche il nuovo Ministro britannico degli esteri, Liz Truss, ha in questi giorni affermato che l’Ucraina starebbe combattendo non solo per sé stessa ma “per l’intera Europa” e che lei appoggia “nel modo più completo i cittadini britannici che desiderino andare a combattere a fianco degli Ucraini. Come dire che l’Europa intera (sic) sarebbe minacciata dalla Russia. Questa signora crede davvero a quello che dice? Se lo crede, gli Inglesi dovrebbero preoccuparsi, non per i Russi, ma per lo stato di salute del loro ministro degli Esteri.

      A soffiare sul fuoco, anziché adoprarsi per spegnerlo, ci pensa poi anche il Presidente ucraino, che ha annunciato la formazione di una “legione internazionale” e ha fatto appello ai volontari stranieri affinchè si arruolino. Gary Cooper? Per chi suona la campana? Forse sarebbe meglio che si sbarazzasse di certe formazioni cosiddette patriotiche – vedi il famigerato battaglione Azov - la cui bandiera riporta una croce uncinata. Ma anche sulle presunte menzogne di Putin sul come nacque la crisi del 2014 e venne estromesso l’ex- Presidente Yanukovitch, filorusso, basterebbe ascoltare certe conversazioni dell’attuale Sotto Segretario di Stato Victoria Nuland con i suoi colleghi per rendersi conto, ancora una volta, che anche quella crisi faceva parte di un progetto americano di destabilizzazione dell’Ucraina. In queste conversazioni, trapelate su Internet e quindi non una fantasia, il ruolo americano nel cambio di guardia e addirittura nella selezione dei personaggi graditi a Washington è lampante. Basta prendersi la briga di ascoltare. Fra l’altro, in una frase si sente un “al diavolo l’Europa”.

     Le rettifiche e correzioni di cui sopra sono solo una minuscola goccia d’acqua nell’incendio. Rimane il fatto che il piano è sempre più inclinato, grazie anche alla dissennata isteria collettiva e alla malafede dei reali mandanti di questo gioco pericoloso.

    

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Biden sogna un'alleanza forte tra le democrazie

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Si deve scegliere tra democrazia ed autoritarismo, tra Occidente e il duo Xi-Putin

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Londra teme un doppio shock, Brexit + Covid 19

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Nelle nebbie il futuro prossimo dalla Gran Bretagna

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