Le mire cinesi sul porto di Taranto

  • Pubblicato in Esteri

I cinesi vogliono insediarsi nel porto di Taranto

Per Beppe Grillo le mire cinesi sul porto di Taranto sono “un’occasione” da non perdere, capace di far entrare l’Italia nella cosiddetta Via della Seta marittima. ll fondatore del Movimento 5 Stelle ha colto l’occasione della tappa romana del suo tour teatrale per incontrare i parlamenti del Movimento alla Camera (...) La Cina sta cercando un nuovo sbocco marittimo nell'Europa del Sud, un porto alternativo al Pireo, acquisito durante la crisi greca dal colosso statale Cosco (è bene precisare che in Italia una simile operazione non è posss=ibile essendo i porti di proprietà del demanio marittimo, e dunque inalienabili). Il commento di sul sito Formiche.

Leggi tutto...

Beppe Grillo può riciclarsi come leader no vax

Se la scienza e la politica sono due tra le massime conquiste dell’homo sapiens, per converso l’antipolitica e l’antiscienza sono due sorelle venerate dagli stolti, o dagli imbecilli. Il capo spirituale dell'antipolitica, come sappiamo, in questo nostro tempo è stato Beppe Grillo, di cui abbiamo tutti visto la partenza, l'ascesa, il culmine, la parabola e la sparizione, anticipando sempre la medesima traiettoria del suo Movimento. Il comico di Genova è un imbecille nel senso etimologico della parola, così come ce lo ha spiegato il filosofo Maurizio Ferraris in un libretto di qualche anno fa ("L'imbecillità è una cosa seria"): deriva dal latino "in-baculum", cioè "privo di bastone", dunque non dotato di appositi sostegni e l'essere umano è incapace di affrontare la vita «senza ausili tecnici, giuridici e sociali, siano questi foglie di fico o loden, clave, ruote, accendini, telefonini». Senza cultura, si farebbe prima a dire. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

Sul palcoscenico arriva Beppe Grillo. Se ne sentiva la mancanza?

Leggi tutto...

Convulsioni a 5 stelle! Caos pentastellato, Draghi infuriato

Braccio di ferro di Conte con Draghi. Anche con chi non si è ben capito quanti spazi di autonoma manovra nel partito abbia lasciato al suo presidente. Draghi, dal canto suo, capito il gioco, cogliendo il pericolo del logoramento, da cui in Italia nessuno è immune, ha deciso di tagliare corto: ha concesso quel che poteva concedere e per il resto non avrà timore, domani, di far votare la fiducia. Che comunque questa partita gli sia costata non poco, anche se porterà a casa l’obiettivo della riforma entro la data prevista, lo si capisce da almeno due elementi: da una parte qualche défaillance nella comunicazione, che si è mostrata nell’ultima conferenza stampa, ad esempio, troppo nervosa per i suoi standard; dall’altra, nella necessità di rimandare a questo punto a settembre i provvedimenti su fisco e concorrenza che pure erano stati programmati per fine luglio. Il commento di Corrado Ocone su Formiche.

Governo Draghi a rischio, M5S sulle barricate

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .