Le profezie di Carlo Cipolla

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L’ottusa ostinazione con cui i governanti europei continuano ad inviare armi sempre più pesanti in Ucraina e intensificano le sanzioni verso la Russia non merita ormai neanche la caratterizzazione di “errore” ma piuttosto quella di plateale “stupidità”, condita di masochismo e segno di una vergognosa sottomissione al Protettorato americano. Non vi sono infatti dubbi che, se gli Stati Uniti per primi non avessero iniziato a fornire armi all’Ucraina e a proclamare sanzioni verso a Russia, neanche i Paesi europei lo avrebbero fatto. Ora assistiamo a una scriteriata emulazione del senile incaponimento di un Presidente americano in sempre più visibile declino cognitivo. Mentre non è Joe Biden ad aver inaugurato la russofobia e tanto meno la gendarmeria planetaria, è certo che egli ha personalmente contribuito ad intensificare tali atteggiamenti, i cui sviluppi sono imponderabili.

          E qui alcune domande: quelli che ora tuonano contro il supposto e malvagio zar, i carrieristi di professione che si scandalizzano, impongono sanzioni ed inviano armi e mezzi in Ucraina per far divampare ancora più l’incendio, dov’erano quando gli Stati Uniti senza alcuna giustificazione invadevano l’Iraq o bombardavano la Libia? Come mai tacevano? Come mai, visto che si trattava di aggressioni, non imposero sanzioni agli Stati Uniti? Ovviamente, le domande sono solo retoriche, ma servono a sottolineare l’agire, sia ieri che oggi, di un miserando servilismo e di ipocriti doppi standard.

         Gli effetti della balordaggine attuale sono comunque sempre più penosi. Questo sciagurato aizzare i due protagonisti slavi, questo crescendo di sanzioni, questa marea di forniture militare dai dubbi e incerti destinatari, aggiungendo olio sul fuoco di una contesa sotto molti versi fraterna, stanno avendo come risultato un’Ucraina in macerie, migliaia di morti da ambe le parti, milioni di profughi, una crescente crisi economica anche oltre l’Europa e una squallida crociata contro tutto ciò che è russo. Uno dei pericoli, anche dopo la risoluzione di questo disastro, sarà comunque l’ubicazione finale e in che mani sono andate a finire queste montagne di armi. Sembra che l’amministrazione di Washington non abbia imparato nulla dalla disastrosa ritirata dall’Afghanistan con miliardi di armi sofisticate lasciate in mano ai Talibani.

        Rimane il fatto che l’arrogante espansione della NATO, miscela di paranoia statunitense e di servilismo europeo, ha prodotto l’ennesimo disastro made in USA. La cosa più tragica è che nessuno sembra accorgersi o ammettere che l’origine e la ragione di tanto disastro è banalmente il non richiesto e arrogante ingerimento americano in Europa e nelle sue questioni. Anche dalla luna, se vi fossero degli abitanti, lo noterebbero. Il problema è che lo strabismo dell’opinione comune aumenta, alimentato dai pappagalli prezzolati e travestiti da commentatori televisivi che giornalmente rafforzano lo stravolgimento dei fatti e la sommersione delle reali origini di questo caos. Anche l’Impero romano ficcava per esempio il naso nelle questioni greche e alla fine decise di trasformarla in provincia. La differenza è che i Romani erano più onesti e trasparenti. La sudditanza era chiara ed esplicita. Il protettorato americano sull’Europa è al contrario ipocrita, spacciato per alleanza e per protezione della democrazia. Inoltre, gli antichi Romani almeno fabbricavano strade, ponti e acquedotti, esportavano una giurisprudenza. L’unica cosa esportata e offerta da Washington all’Europa sono armi per la NATO, di cui beneficia il complesso industriale americano, Coca Cola, la tacita imposizione del dollaro e molte chiacchere sulla difesa dei diritti umani.

         A suo tempo, l’economista Carlo Cipolla dedicò al tema della stupidità quello che in apparenza sembrerebbe uno scritto giocoso, ma che invece è probabilmente il più geniale dei suoi libri e uno dei testi più profondi del XXI secolo. “Gli stupidi sono più pericolosi dei banditi”, affermava infatti Cipolla, chiarendo che lo stupido per definizione è uno che riesce a far male a sé stesso e agli altri. Un gran numero di eventi della storia è più realisticamente interpretato ricorrendo alla suddetta nozione. Le vicende relative all’Ucraina e il suddetto asservimento nei confronti degli Stati Uniti costituiscono un esempio lampante in proposito. 

         Arroganza da una parte e stupidità dall’altra stanno quindi ingigantendo il disastro ucraino e i rischi di un’escalation nucleare, scatenando nello stesso tempo uno sconvolgimento energetico ed economico di portata mondiale. Tutti coloro che applaudono alle sanzioni e alle forniture di armi all’Ucraina, le sollecitano giornalmente, come fa il presidente ucraino in teatrale e perenne barba lunga e maglietta, oppure  continuano a dare il benvenuto ad ulteriori espansioni NATO, come ha fatto recentemente il Segretario di Stato americano, costoro non stanno cercando soluzioni pacifiche, ma stanno solo alimentando la guerra, una guerra che non giova a nessuno, salvo che agli Stati Uniti.

        Difficilmente si poteva concepire una così riuscita miscela di irresponsabilità, masochismo, arroganza e stupidità.

                Bisogna ripeterlo, anche a costo della noia: la demenziale espansione della NATO è la vera causa di questa guerra sostanzialmente provocata dagli Stati Uniti, ossessionati da un’inguaribile russo-fobia e da patologiche smanie egemoniche. Il dramma del mondo fu la scomparsa del vecchio equilibrio delle Grandi Potenze del XIX secolo e poi dell’implosione dell’Unione Sovietica nel 1990. Scomparso infatti Stalin nel 1953 - numericamente, egli superò anche Hitler in quanto a sanguinaria brutalità e poteva darsi la mano con Mao Zedong - pur con ancora i tipici mali e difetti del Comunismo, la presenza dell’Unione Sovietica almeno assicurava una più equilibrata bi-polarità. Una volta chiusa l’era sovietica, gli Stati Uniti hanno sostanzialmente perso ogni ritegno. Libia e Iraq furono alcuni dei rovinosi risultati, e adesso il non meno devastante disastro in Ucraina. La petulante Vox Populi sostiene naturalmente che sono i Russi quelli che hanno invaso l'Ucraina. E' vero e sembrerebbe che così tutto sia sistemato e si sappia quindi chi sono i colpevoli. In realtà, dimenticare il più ampio contesto che fa da sfondo all'invasione e le sue decennali premesse, frutto della politica americana di interferenze in giro per il mondo o di veri e propri protettorati fisici, ciò rende il criterio della Vox Populi non solo sempliciotto e ipocrita ma anche stupido.

Le sanzioni economiche verso la Russia, adottate anche dal gregge dei pseudo-leader europei - un eufemismo -assieme alle crescenti forniture militari all'Ucraina e promosse da un incendiario a nome Joe Biden a cui ora si è aggiunto anche un Boris Johnson alla disperata ricerca di escamotages per conservare la carica, stanno rendendo sempre più difficile, se non impossibile, una soluzione negoziata della crisi in quel Paese. Nonostante le apparenze, infatti, prima ancora della guerra in quanto tale, il problema è a monte, ovvero la pretesa (tacita e quindi ancor più in malafede) che la Russia non debba e non possa avere gli stessi diritti americani nel caso di qualcuno armato che passeggi ai suoi confini. A suo tempo, gli Stati Uniti poterono minacciare la guerra per i missili cubani, ma ora sembra che al contrario i Russi non possano. Che l'Europa accetti supinamente questo sfrontato e illogico doppio standard è sconcertante.

Ancora più sconcertante non è solo la cervellotica incontinenza-NATO, che ora sembra affliggere anche Svezia e Finlandia, ma anche il fatto che individui come il presidente ucraino non si accorgano di essere in fondo che degli strumenti vittime di una vicenda più grande di loro. La sua stessa incessante petulanza mediatica, opportunamente sottolineata questi giorni dall'ex-presidente brasiliano Lula in un'intervista al Time, mostra fino a che punto egli stia contribuendo alla demonizzazione della Russia, evitando di riconoscere le reali origini della guerra. Osservatori autorevoli come John Mearsheimer hanno del resto sostenuto che, a parte i continui stimoli guerrafondai di Washington, probabilmente Zelensky è soggetto anche alle pressioni dell'ala estremista e ultra-nazionalista del Paese (il battaglione Azov e compagni), che quasi tutti sembrano minimizzare.

La verità è che, incontinenza, chiacchere e ipocrisie a parte – vedi la patetica visita di Nancy Pelosi a Kiev - gli Stati Uniti stanno perseguendo una deliberata e insensata strategia d'indebolimento della Russia. E' in atto una dissimulata guerra per procura, senza ormai motivazioni reali - il reale concorrente degli Stati Uniti è la Cina – e alimentata da un'arroganza sempre più patologica. Solo la cecità europea e quella assai più tragica della popolazione ucraina permette che si trascini questa guerra che non sarebbe mai accaduta, se gli Stati Uniti non s'intromettessero negli affari del mondo. Nessuno sembra infatti porsi la domanda, forse retorica ma comunque logica e che non ha niente a che vedere con supposti anti-americanismi o simpatie filo-russe: "Perché gli Stati Uniti continuano ad avere basi in Europa? E perché a Washington i vari Repubblicani di turno come Lindsay Graham ma anche i suoi colleghi democratici come Chuck Schumer o Adam Schiff si affannano e si agitano per l'Ucraina e contro la Russia? Proprio letteralmente: cosa centrano?'' Questo paranoico ruolo di auto-proclamato gendarme mondiale è una delle disgrazie degli ultimi 75 anni. Ed è un peccato, perchè non mancano negli Stati Uniti le voci e le potenzialità per essere una grande nazione. Il loro problema è la paranoia egemonica. Prima se ne sbarazzano e prima scomparirà un fattore di destabilizzazione mondiale.

La continuata acquiescenza nei riguardi di quest'interminabile intromissione americana nelle cose europee, oltre a quelle in altri continenti, rappresenta uno dei misteri del XXI secolo. Non è infatti normale. Anzi, è abnorme. La cosa singolare è che la nozione di tale stato di cose sembra operare nello stesso inconscio collettivo americano. Lo testimoniano una moltitudine di film dove i protagonisti lottano contro le ambizioni egemoniche di foschi Imperatori. Le Guerre Stellari di Lucas non vedono forse scontrarsi un'invadente Impero con delle Repubbliche che vorrebbero farsi i fatti loro? E in una famosa scena di Ben Hur, giusto per citare un altro esempio, non dice forse l'ebreo Ben Hur al cattivo romano Messala che Roma "strangola il mondo"? E nuovamente in Quo Vadis, nelle sequenze di apertura, non è forse Roma nuovamente presentata come un esempio di opprimente imperialismo? Paradossalmente, Hollywood tradisce la cattiva coscienza repressa delle tendenze imperiali americane, comodamente ribaltate "sull'altro", in genere Roma o qualche altro Impero orientale e adesso sulla Russia!. Un vero e proprio classico sdoppiamento di personalità.

Insomma, prima di scomodare la geopolitica, i rapporti di forza, i famigerati ed abusati "diritti umani" o la "democrazia", esiste alla base un problema psicologico di proiezioni e arroganza da una parte, e di curiosa acquiescenza dell'Europa dall'altra. Il mistero è appunto rappresentato dal come nazioni e popolazioni intere abbiano subito e continuino a subire la farsa di un protettorato travestito da alleanza e di una presunta protezione della democrazia da parte di chi però vanta tristi primati di violenze e soprusi domestici a carico delle minoranze, che spende 800 miliardi di dollari in armi e giocattoli simili, ma ha poi quasi 8 milioni di famiglie che vivono nella più squallida indigenza. In altre parole, una classe dirigente che adotta false proiezioni, benevolenti e libertarie, ma che in realtà persegue un'indefessa politica d'interferenze a livello planetario a beneficio di un'élite militare e industriale. Questo è il mistero e questo è il problema.

Antonello Catani – 9 maggio 2022

       
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L’iniziale fallimento di Trump sul virus

Quando il presidente Trump vede una minaccia politica, il suo istinto è quello di negare, raddoppiare e contrattaccare” scrive il Wall Street Journal in un editoriale non firmato che esprime la linea del quotidiano. “Ciò è stato spesso politicamente efficace, ma nel caso del coronavirus ha minato la sua capacità di guidare il paese. Non è esatto, come riportato dalla stampa la scorsa settimana, che il presidente abbia definito il virus un ‘imbroglio’. Ha detto che le critiche alla sua amministrazione sono una bufala. Tuttavia, le sue osservazioni pubbliche troppo spesso continuano a dare l’impressione di vedere il virus più come un’altra possibilità di combattimento politico che come un grave problema di salute pubblica. I consulenti della Casa Bianca la scorsa settimana hanno affermato che il virus è ‘contenuto’ nonostante prove contrarie. Lunedì, dopo aver suggerito che fake news stava guidando la rotta del mercato azionario, il presidente ha twittato: ‘L’anno scorso 37.000 americani sono morti per l’influenza comune. In media tra 27.000 e 70.000 all’anno. Niente è chiuso, la vita e l’economia continuano. In questo momento ci sono 546 casi confermati di coronavirus, con 22 morti. Pensateci!’. Come l’influenza comune, a eccezione del tasso di mortalità per virus che potrebbe essere dieci volte superiore. Come l’influenza comune, tranne il fatto che la popolazione degli Stati Uniti non ha un’immunità accumulata, quindi il virus lasciato incontrollato potrebbe infettare una percentuale significativamente più alta della popolazione a un ritmo più veloce, travolgendo il sistema medico. Nessuno sa come andrà a finire nei prossimi mesi. Tuttavia, con il crollo dei mercati azionari, le scuole che annullano le lezioni, le aziende che svuotano i loro uffici e le nazioni che bloccano i confini e città, gli americani vogliono una leadership stabile. L’errore è affermare che non ci sono stati problemi. Trump ha ragione sul fatto che i suoi avversari, in politica e nei media, vogliono trasformare il virus nel suo uragano Katrina. Questo è inevitabile e non dovrebbe caderci in trappola. La miglior difesa non è quella di contrattaccare come se il virus fosse Adam Schiff. Non può essere deriso con un soprannome o respinto con affermazioni troppo ottimistiche che rischiano di essere investite dalla realtà in una settimana o un mese. La migliore risposta è una leadership forte e realistica che metta in mostra i punti di forza del governo guidato da un presidente. Questo significa lasciare che gli esperti parlino e non speculare su cose di cui non si sa molto. Significa mostrare sostegno personale per i pazienti con virus e i loro badanti in prima linea. Leadership significa mettere insieme una risposta alla debolezza economica e cosa si può fare per aiutare coloro che perdono il lavoro. Soprattutto, la leadership in una crisi significa dire al pubblico la verità”.

Il Foglio – 16 marzo 2020

Articolo tradotto dall'Wall Street Journal del 12 marzo 2020

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