Sette donne per i sette Paesi più sani

I Paesi che hanno resistito meglio al coronavirus hanno una cosa in comune: sono governati da donne. Le magnifiche sette. Quattro sono i soliti nordici, che fanno sempre tutto bene, Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca; quindi poca sorpresa. Due sono piccoli, Taiwan e Nuova Zelanda, però entrambi pericolosamente vicini all’epicentro delle pandemia, e hanno colpito il mondo per come se la sono cavata. Nell’isola cinese presieduta da Tsai Ing-wen i morti sono finora sei, le 124 misure adottate tempestivamente hanno evitato il lockdown totale, e ora esportano mascherine in tutto il mondo. Nello Stato oceanico di Jacinda Ardern frontiere chiuse e quarantena per chi rientrava fin da quando si registravano appena sei casi in tutto il Paese: i morti finora sono nove. Ma la Germania non è né piccola né esotica, e la sua eccellente performance ancora si fa fatica a spiegarsela. Un misto di serietà, organizzazione e grandi risorse disponibili, che certo non si deve solo ad Angela Merkel, ma risale al sistema di assicurazioni obbligatorie contro le malattie fondato nel 1883 da Bismarck e poi riformato da Schröder con l’agenda 2020. Si può anzi dire che il tradizionale modello mutualistico tedesco ha avuto la meglio sui sistemi universali finanziati dalla fiscalità generale di tipo britannico (il glorioso Nhs) e italiano (il più recente Ssn). Affianco a una disponibilità di letti in terapia intensiva senza uguali in Europa, ha funzionato la rete dei poliambulatori sul territorio detti Mvz, saliti in pochi anni da 1.500 a 3.173, forse il vero tallone d’achille della sanità lombarda. Ma la Merkel ci ha messo del suo, con prudenza e decisione, non ha fatto il Bojo, ha invitato subito la gente a prendere la cosa sul serio, scavalcando così la lunga fase di negazionismo e incertezza altrove fatale. Non basta certo avere una donna al comando per far meglio. Il Belgio, per esempio, è uno dei Paesi più duramente colpiti, con quasi 4.500 morti, nonostante abbia chiamato Sophie Wilmes a guidare un governo d’emergenza anti-coronavirus. Non si può dire che i Paesi diventano migliori se sono diretti da donne. Ma forse si può dire che sono diretti da donne perché sono Paesi migliori, e hanno sistemi di selezione più aperti ed egualitari. Se davvero ci avviamo a una depressione stile Anni ‘30, mi sentirei più tranquillo con una leadership al femminile: nella lista dei tiranni del Novecento non c’è neanche una donna.

Antonio Polito – Corriere della Sera – 16 aprile 2020

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