La scuola italiana non prepara al lavoro

“Mi sono laureato in filosofia con 110, ho fatto ogni tipo di lavoretto ma son costretto a fare il cameriere. È ingiusto che la società non mi offra un lavoro adeguato, vuol dire che l’educazione e lo studio non vengono valutati”. Affermazioni di questo tipo sono il pane quotidiano di talk-show e di ogni dibattito o servizio sullo stato dell’occupazione giovanile. I giovani – una categoria che oramai sembra essersi estesa sino a includere buona parte dei trentenni – e il lavoro vivono da tempo una relazione molto difficile, in Italia. Le ragioni sono molteplici: proviamo a considerare quelle che l’affermazione parafrasata – udita un decennio fa in un talk-show – adombra, rivelando nostre serie insufficienze sia culturali che sistemiche. Il commento di Michele Boldrin sul sito linkiesta.

Il lavoro che non c'è, il ritardo della nostra scuola

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L'Italia in recessione, tutto previsto

Sorpresa sorprendente: l’attività economica in Italia è diminuita anche nell’ultimo trimestre del 2018 ed il paese è quindi in “recessione tecnica” come tanti – con il tono dell’esperto che riprese e recessioni se le pappa a colazione, pranzo e cena – amano dire in questi giorni. Dire che l’annuncio dell’Istat non sorprende è inutile non solo perché la – grande o piccola, questo è tutto da decidersi – recessione l’avevamo vaticinata da tempo ma soprattutto perché rimango tutt’ora della medesima opinione. L'interessante commento del prof. Michele Boldrin sul sito linkiesta.

Di Maio e Salvini di fronte alla recessione

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