Obama ha chiesto all'Italia di armare i Tornado

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Se qualcuno avesse in mente un peace enforcing che sarebbe rischiosissimo e richiederebbe l’utilizzo di decine di migliaia di uomini per essere efficace, se si volessero occupare le coste, se si dovesse affrontare la testa di ponte creata dall’Isis (che ieri a Sirte ha imposto il niqab alle studentesse), se insomma per riportare l’ordine in Libia si dovesse fare la guerra a terra, avrebbero senso le nostre ripetute richieste? L'editoriale di Franco Venturini sul Corriere della Sera. 

Renzi, bombardo sì o bombardo no?

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Devastanti le conseguenze della guerra in Siria

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La moderna guerra totale assomiglia tanto al caos dell’era pre-moderna in Europa. Oggi come allora alla radice c’è la totale assenza di una leadership internazionale in grado di mantenere in equilibrio i vari poteri. Né Washington, né Bruxelles hanno una visione chiara del futuro del Medio Oriente ed improvvisano a seconda di come gira il vento dell’opinione pubblica. Siamo passati dalla politica egemonica di Bush al soft-power di Obama ottenendo gli stessi disastrosi risultati. Ma anche gli europei hanno le loro responsabilità, se è vero che Berlusconi, Aznar e Blair hanno sottoscritto con entusiasmo la dottrina dell’attacco preventivo in Iraq, i politici attuali hanno seguito come fedeli cagnolini lo stile politico di Obama. Troppo presi delle perenni campagne elettorali hanno dimenticato l’importanza della politica estera per la pace nel mondo. Un articolo di Loretta Napoleoni su Il Fatto Quotidiano.

Medio Oriente in fiamme e l'Europa non sa che fare

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Renzi vuole portare l'Italia in guerra

L’argomentazione di chi non ritene necessario un voto del Parlamento sulla partecipazione dell’Italia alla campagna di bombardamenti della Coalizione anti-Isis in Iraq è che il Governo avrebbe già ricevuto un’autorizzazione parlamentare in tal senso con l’approvazione, lo scorso 20 agosto 2014, di una risoluzione votata dalle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, la n. 7-00456 Cicchitto e Vito “sul contributo dell’Italia alle iniziative internazionali per la crisi nel Nord dell’Iraq”. Il problema è che quel documento autorizzava esclusivamente l’invio in Iraq di aiuti umanitari e di armi ai combattenti Peshmerga curdi impegnati contro l’Isis. Nessun cenno all’invio di soldati né tantomeno di interventi di attacco. L'articolo di Enrico Piovesana su Il Fatto Quotidiano.

Perché il no alla guerra italiana all'Isis

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