Piaccia o non piaccia, Angela detta legge in Ue

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La spinta tedesca al primato nell’Unione Europea ha dunque un che d’inevitabile. Appartengono infatti alla Germania la popolazione più numerosa, le esportazioni più cospicue, l’economia più forte sostenuta da un’alta produttività, la tecnologia e la ricerca tra le più avanzate, strettissimi legami linguistici e/o culturali e quindi d’influenza con numerosi altri Paesi come Austria, Svizzera, Danimarca, Lettonia, Estonia; infine essa possiede una posizione geografica che la proietta immediatamente verso Oriente, fino alla Russia, con funzioni di naturale economia-guida se non di vera e propria leadership culturale. Da 150 anni l’Europa è chiamata a fare i conti con la potenza tedesca. Egualmente, da 150 anni la Germania cerca come giustapporre la sua potenza alla struttura tradizionale dell’Europa, cerca come rendere in qualche modo compatibile la prima con la seconda. Un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

Germania, incontrastata prima della classe

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Renzi, povero paggetto della Merkel

Diciamola tutta, non è il nostro capo di governo del momento a essere inadeguato. È l'Italia di sempre. Se mai, Berlusconi e Renzi hanno avuto il torto di non avere fatto quelle riforme del nostro sistema politico e economico che avrebbero conferito al nostro Paese la forza economica per crescere e la forza politica per imporsi. Senza crescita, l'Italia non ha mai avuto crescita economica autonoma e forza politica e, tanto meno, l'ha ora. Ovviamente, per avere crescita economica e forza politica, l'Italia non avrebbe dovuto, non dovrebbe, seguire le direttive europee, che sono fatte apposta per favorire la Germania e la Francia, ma provvedere alle riforme autonomamente, come cercano di fare ora i greci. Un editoriale di Piero Ostellino su il Giornale.

Ue, l'Italia di Renzi come quella di Berlusconi, conta zero

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Atene soffre, ma l'Ue non ride

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L'Unione Europea non deve aiutare Atene perché prevalga un sentimento, quello del buonismo nei confronti di Alexey Tsipras. Non si tratta di buonismo – il mantra prêt-à-porter di ogni talk show – ma di buonsenso. Se l’austerità fine a se stessa ha prodotto in pochi anni in Europa 23 milioni di disoccupati in più rispetto a prima, è il pragmatismo a imporre di cambiare registro. È vero, la Grecia entrò in Europa truccando i suoi bilanci, e le autorità comunitarie lo sapevano benissimo. È vero, la Grecia è stata malgovernata per decenni, con una serie di scelte scriteriate che l’han fatta vivere al di sopra delle sue possibilità. Ed è vero quel che dice la Merkel (persona seria anche lei, pur con i suoi errori in politica estera, ma non interna: magari i tedeschi ce la prestassero per qualche anno): le formiche d’Europa non possono pagare le serenate della cicala. 'editoriale di Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano.

Errori non solo della Grecia (meno che mai di Tsipras)

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