I giorni del virus raccontati ad una bambina

Clotilde è una bambina sensibile.

Nella mia città, ieri

ci siamo affacciati alla finestra

molte finestre, di fronte alla nostra

erano accese e, se non lo erano

torce e cellulari in mano,

tutti cantavano l’Inno di Mameli.

E bandiere, tante bandiere sono comparse fuori

chissà da dove.

Clotilde mi guarda, e dice:

ma tutti quelli che cantano “siam pronti alla morte!”

non è per davvero!

No Clotilde, non è per davvero.

Non c’è niente di vero

neppure in quello striscione, laggiù

lo vedi?

Ha i colori dell’Italia e una scritta:

“La vinciamo noi”.

Cosa vinciamo?

Non so cosa vinciamo, forse si parla della guerra

della guerra contro il virus

e non so, se a vincerla

sono gli autori della scritta,

se così fosse, sarebbero proprio pochi.

E noi non vinciamo?

Forse sì, anche noi Clotilde

vedi, lo sfondo della frase è bianco, rosso verde

e questo vuol dire che siamo anche noi

tutti noi italiani, a vincere.

Che bello! E quando?

Quando, è difficile da dire

ci vorrà ancora del tempo, sai

e anche molta pazienza, tu hai pazienza?

Ma lì c’è scritto “vinciamo”, non è subito?

No, non è subito

e neppure è sicuro che vinciamo.

Ma chi lo ha scritto è, sicuro!

Se ha delle ragioni per esserlo, sì.

Dovremmo chiederglielo:

senti, ci spieghi come mai vinciamo?

Da dove viene la tua sicurezza?

Vorremmo saperlo e, così

essere felici e contenti,

euforici!

Oh gioia, e tripudio, per favore, spiegaci

sì, spiegaci l’origine di tanta certezza!

Ma forse non ci risponderebbe

non potrebbe, rispondere

se non ha la risposta.

Nel frattempo, sul tetto di un palazzo

un DJ improvvisato accende gli altoparlanti

e si rivolge ai residenti:

"Siete pronti? Dai ragazzi che, per due minuti

ci prendiamo una boccata d'aria sul balcone!”.

“Siii...”, rispondono gridando gli abitanti del quartiere

"E allora signori lo possiamo fare tutti insieme,

la mano sul petto, io resto a casa

ma ve la canto sul balcone, e forza con l'inno di Mameli,

Fratelli d'Italia . . . “.

Ma se uno non è sicuro di ciò che dice

perché lo dice?

Hai ragione Clotilde, è vero

forse invece di “La vinciamo noi”

avrebbe potuto dire “Speriamo di non perderla”.

E poi, poi c’è un precedente poco incoraggiante

la guerra precedente l’abbiamo persa.

E dovevamo vincere anche quella?

Sì anche quella, pensa che chi l’ha annunciata

si è affacciato a un balcone

proprio come noi, qui, questa sera

era un uomo dalla grande mascella

che ha detto a tutti: vinceremo!

Anche a lui avremmo potuto chiedere:

ne è proprio sicuro?

Ma in fondo lui fu più prudente

ha usato un verbo futuro, non un presente

come a voler dire:

non vinciamo subito, no

ma, state tranquilli

che vinceremo,

sicuramente vinceremo.

Oggi invece, quella frase

dice che vinciamo subito,

perché si raccontano bugie?

Ah, questo lo so Clotilde

e ti rispondo dicendo che, noi

delle bugie abbiamo bisogno

non potremmo vivere senza,

la vita è una grande bugia e, per star bene

inventiamo cose non vere

come le fiabe

che si raccontano ai bambini perché tutti, sai

siamo bambini.

Vuoi sapere la bugia più grossa?

È la bugia della nazione

chi appartiene alla “nazione” si sente forte

è uno spaccone che crede di potere tutto

di avere tutto e di vincere, tutto

perché è “italiano”;

per lui gli italiani sono pochi e uguali

chi è diverso, non è italiano

è un nemico:

lo vedi Ymer, il nostro vicino che viene dal Sudan?

Anche lui è sul balcone, come noi ora

e neppure lui, come noi, ha la bandiera

ma noi non siamo trattati male, lui sì

perché non canta neppure l’inno

e in questi giorni nessuno gli parla

nessuno gli chiede: ciao come stai?

In questi giorni del virus

la parola “italiani” è una parola vuota, una bugia

come quella di tutti i prepotenti che si sentono invincibili

se hanno una bandiera o un inno.

La paura diventa fanatismo.

E questa loro nazione non è l’Italia

l’Italia è un’altra cosa,

questo è un gruppo di bulli

cui piace gridare “vinciamo”.

Vedi Clotilde, so forse di essere complicato

se ti dico che c’è un altro modo di essere italiani,

molto più semplice e più umile

quello di riconoscersi nelle leggi dello stato

che a tutti garantiscono la libertà

perché questo stato si chiama “democratico”.

Quindi noi due siamo italiani perché amiamo le libertà?

Ecco sì, è proprio così.

E gli altri italiani cosa amano?

Amano la pasta e l’altare della Patria

i santi e le Alpi

la mamma e le feste patronali

la pizza e Cavour

e poi Coppi e Bartali

e Mussolini e l’Autostrada del Sole

il Piave e Pinocchio…

Pinocchio?

Certo anche Pinocchio perché, tu lo sai

Pinocchio è un burattino e, se lo è

deve esistere anche un burattinaio.

Geppetto?

Non proprio, Geppetto è un falegname

lui l’ha costruito,

hai mai visto uno spettacolo di burattini?

Ma sì certo!

E chi muove i burattini?

Qualcuno, con i fili.

Proprio così, e chi li muove si chiama burattinaio.

Ma nel libro non c’è un burattinaio!

Appunto, per questo piace

il burattino vuole fare di testa sua

non è un bambino ma non diventerà mai adulto

e gli italiani che vogliono vincere non saranno mai adulti

quando hanno paura, e solo allora

cercheranno un burattinaio, un padre

che dia loro il permesso di uccidere i propri fratelli

attraverso la guerra.

Perché uccidiamo i nostri fratelli?

Forse perché la nostra storia è iniziata così

quando Romolo ha ucciso il fratello Remo

non te l’ho mai raccontata?

E poi, Pinocchio

aveva il naso lungo perché era bugiardo

anche lui raccontava bugie

proprio come quelli che dicevano “vinceremo”

e che dicono, “vinciamo”.

Allora, non si vince niente?

No Clotilde, non si vince niente

ma voglio dirti

che quando questo pericolo finirà

gli esseri umani si ritroveranno

certo, saranno addolorati per i morti

ma faranno nuove scelte

avranno nuovi sogni

creeranno nuovi modi di vivere
e guariranno completamente la terra
così come erano guariti loro.

Agostino Roncallo, insegnante e scrittore

Baveno, 21 marzo 2020

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