Voto di fiducia, l’abuso di Renzi

Forse il premier non se ne è accorto, ma la storia del ricorso al voto di fiducia per l’approvazione, in fretta e furia, dei provvedimenti governativi rappresenta un limite alla sua capacità di interpretare il ruolo di capo dell’esecutivo. E’ sintomo di debolezza. Mancanza di prospettiva politica. Segno di arroganza. Con cui fare i conti. Costringe il dissidente di turno, che sia nel suo partito o in quello degli alleati, per senso di responsabilità, a votare a favore della norma anche quando è intimamente convinto che la legge è sbagliata. E lo si è visto in numerosi casi. Poniamo il caso dell’Italicum. Una norma che riguarda tutto lo schieramento politico dovrebbe ricevere il consenso più ampio possibile. Lo stesso dicasi per le norme sulla Buona Scuola, in corso di discussione in queste ore. A parte la considerazione che i senatori devono quanto meno conoscere il provvedimento per poter esprimere il proprio voto (il che non risulta), quando l’esecutivo presenta un maxi emendamento decadono tutte le proposte di modifica. Anche quelle ragionevoli. Il che comporta l’approvazione di una norma pasticciata, illogica, spesso incoerente. E’ ciò che Renzi vuole? Può essere. Ma la vicenda non può chiudersi così. Fino a quando potrà essere tollerato questo atteggiamento assai poco democratico? Un esecutivo che rifiuta il dialogo con parti importanti della sua maggioranza e con l’opposizione non può avere lunga vita. E infatti sta perdendo pezzi. Se poi si prospetta un soccorso azzurro o verde acqua, il ragionamento si fa ancora più pericoloso. Le elezioni politiche hanno dato un certo esito. Io ho votato Tizio, presentato da una lista a me gradita. Tizio fa il salto della quaglia (come ebbero a fare, qualche anno fa, decine di parlamentari dell’Italia dei Valori, Razzi e Scilipoti, e del partito di Gianfranco Fini (Barbareschi, Polidori tra gli altri) e la rappresentanza politica, di fatto, è falsata. Per i poveri Razzi e Scilipoti i media hanno gridato al tradimento di ideali. Oggi i salti sul carro del vincitore sembran quasi benedetti. Prima o poi i rusticano Renzi ne pagherà il fio. Consegnerà il Bel Paese a Salvini o ai Cinque Stelle? Nell’eventualità che alle prossime future elezioni politiche accadesse, le responsabilità dell’accadimento sarebbero soltanto ed esclusivamente sue. Sta delegittimando un Parlamento di fatto illegittimo per conto suo (Consulta dixit) non consentendo una discussione nel merito dei provvedimenti che l’esecutivo intende adottare. Le decisioni devono essere profondamente meditate. Qualunque decisione favorisce qualcuno (industriali? lavoratori? banche?), se poi a monte non c’è discussione approfondita nel merito, è facile che il parto sia un bel papocchio. E Renzi questo lo sa bene e deve tenerne conto. Altrimenti non ha una visione lungimirante dell’azione politica. La sua Buona Scuola, ad esempio, riceve critiche aspre da più parti. I più consentono che non sia affatto una riforma della scuola ma un grande pasticcio. Con gli 80 euro ha conquistato il consenso di milioni di italiani. Quel consenso stratosferico se lo sta dilapidando più rapidamente del previsto. Attento, premier! Il Paese ha bisogno di più occupati. Con le tue riforme, siamo ancora all’anno zero. Almeno cerca di diminuire la pressione fiscale e di tagliare la spesa pubblica. Qualunque buon padre di famiglia lo avrebbe già fatto. Poi gli 80 euro li avresti potuti dare ai disoccupati, agli incapienti ed ai pensionati oppure alle aziende che si impegnavano a nuove (nuove…) assunzioni.

Marco Ilapi

Newsletter

. . . .