Sfruttare al meglio un “contesto europeo favorevole”, utilizzando finalmente bene, e non come avvenuto in passato, la flessibilità. E’ questo l’appello che l’economista Veronica De Romanis lancia al governo italiano. “Che, prima di tutto, dovrebbe fare i conti. E ricordare che noi spendiamo circa 20 miliardi per quota 100, reddito di cittadinanza e 80 euro: tutte misure che non hanno un impatto positivo sul pil e sull’occupazione, e non vanno neppure alle categorie più penalizzate che sono i giovani e le famiglie con minori a carico”. Ebbene, “l’Europa dopo alcune gaffe si è mossa bene. La Commissione ha sospeso il Patto di stabilità, concedendo così ai vari paesi di spendere di più senza violare alcuna regola. La Bce ha lanciato un programma di Quantitative easing potenziato, che ammonterà nel complesso a circa mille miliardi. E poi c’è il Mes che, nel caso venisse attivato, può andare incontro ai paesi in difficoltà o magari a tutti gli stati dell’Eurozona, a seconda di come evolverà la discussione tra i vari governi. Ma del resto, già prima della crisi del Covid-19 c’era la possibilità di sforare il Patto di stabilità attraverso la concessione di flessibilità: e l’Italia ne ha chiesta più di tutti, circa 30 miliardi. Eppure non l’abbiamo utilizzata per fare investimenti intelligenti. Tre dati su tutti. In previdenza spendiamo il 16,3 per cento del pil, a fronte di una media europea del 13,1; in Sanità 6,5 per cento contro il 9 europeo; nella politiche sociali 5,3 per cento a fronte del 7. Insomma, una situazione favorevole già c’è stata in Europa e non abbiamo saputo sfruttarla al meglio. Ora che questa situazione è molto più favorevole, speriamo che il nostro governo sappia farne il miglior uso possibile”. Veronica De Romanis, economista
Riconvertire il lavoro e la produzione"
Tra i tanti pericoli che questa crisi sta producendo, Guido Tabellini ne sottolinea uno, in particolare. “E’ importante notare che il sistema bancario dovrà subire delle perdite in questa circostanza”, dice l’economista, già rettore dell’Università Bocconi di Milano. “Ed è dunque importante che il capitale delle banche venga preservato, e perciò sarebbe opportuno bloccare subito i dividendi delle banche, che devono tenere tutte le risorse al loro interno”. In secondo luogo, “in un’ottica di emergenza di breve periodo va facilitata una piccola o grande riconversione del lavoro e della produzione verso quei prodotti che oggi sono più scarsi e più importanti, dalla logistica ai materiali sanitari. E in questo processo, imprese e lavoratori vanno spinti sul sentiero della riconversione, laddove possibile, perché se si tratterà, come speriamo, di un’emergenza di non lungo periodo. E non è detto che ci sarà la convenienza immediata delle imprese o dei singoli lavoratori di spostarsi verso attività che però sono fondamentali per affrontare la crisi dei prossimi mesi”. E dunque, “non solo sostenere i redditi, ma anche spingere l’attività produttiva verso gli impieghi essenziali”. Guido Tabellini, economista
Adesso che siamo tutti keynesiani, proviamo a essere keynesiani intelligenti
“Siccome quando la casa brucia diventiamo tutti keynesiani, proviamo almeno a essere keynesiani intelligenti”, dice Andrea Tavecchio, imprenditore ed esperto di politiche fiscali, tema su cui è stato in passato anche consulente del governo italiano. “E allora propongo due esempi: uno di best practice, americano, l’altro, di segno opposto, italiano. Quello positivo, per primo. Il sindaco di Chicago e il governatore dell’Illinois capiscono che sta arrivando lo tsunami del Covid-19, e capiscono anche che nelle loro équipe non ci sono competenze adeguate per reagire all’emergenza. Allora chiamano a collaborare col comune e con lo stato alcuni professori, degli esperti e dei think tank affidando a ciascuno un compito specifico: dalla riorganizzazione del lavoro pubblico, riducendo al minimo i contatti sociali, a quella del market place che possa funzionare anche in caso di lockdown. E poi, tra le altre cose, si sono chiesti come evitare che i senzatetto diventassero dei diffusori involontari del virus. E così hanno deciso di fornire dei voucher alle Ong che aiutano queste persone, permettendogli di comprare così delle notti tramite Airbnb o Booking.com, comunque in un’ottica di mercato”. Poi c’è l’esempio negativo. “Ed è il caso del dpcm emanato il 22 marzo, dove è stato utilizzato il codice Ateco per definire quali attività chiudere e quali mantenere aperti. E questo ha creato per gli addetti ai lavori una serie di dubbi incredibili, anche perché quei codici Ateco sono nati decenni fa per puri fini Istat, e molto spesso non hanno una vera correlazione con le attività che vengono svolte dalle imprese, e soprattutto non sono in grado di mappare le varie filiere, che dovevano essere salvaguardate nella loro integrità. Sarebbe stato molto più facile ed efficiente, anziché usare i Codici Ateco, utilizzare i dati che l’Agenzia delle entrate ha già. Perché, grazie alla fatturazione elettronica, le filiere sono già perfettamente conosciute, perché chi emette e chi riceve fattura viene mappato. Per cui, con una precisione granulare straordinaria, si sa già quali sono le catene del valore in Italia”. Andrea Tavecchio, libero professionista
Valorizzare il sistema scolastico, anche nell’emergenza
Di “scienza e coscienza”, ha voglia di parlare Elsa Fornero. Che ammette: “Sì, io ho paura, per questo virus”. E però, “di fronte alla paura”, l’economista torinese, già ministro del Lavoro, dice di “cercare sempre, ogni giorno, di alimentare un po’ la fiducia con quell’ottimismo della ragione che oggi è quanto mai necessario. E la trovo, questa fiducia, nella grande abnegazione di tutti coloro che si occupano di salvare vite umane, qualche volta senza i necessari dispositivi: medici, infermieri, tutto il personale sanitario. E poi la Protezione civile e le forze dell’ordine. Ma anche la grande generosità degli italiani che continuano a donare per sostenere questo sforzo. Tutto ciò nasce da quello che possiamo chiamare coscienza, civica o religiosa che sia”. Venendo invece alla scienza, “qui le note si fanno dolenti”, dice Fornero. “Senza scienza e conoscenza non è possibile alcun progresso. Ma forse noi, in questi ultimi anni, non ci siamo sufficientemente convinti del valore della scienza, ma ci siamo anzi avvicinati a quella società di scienziati improvvisati alimentata da quegli slogan del tipo ‘uno vale uno’ oppure ‘questo lo dice lei’. La scienza e la conoscenza riconoscono il valore della prudenza e della lungimiranza, sanno la difficoltà di trovare soluzioni a problemi complessi”. “Mi ha fatto molto piacere sentire il ministro Gualtieri dire che nessuno verrà lasciato solo di fronte al rischio di perdere il lavoro. Ma avrei voluto sentire la stessa determinazione, da parte del governo e del ministro dell’Istruzione, nel garantire che nessuno scolaro sarà lasciato solo in questa circostanza, rispetto a quello che è il dovere della continuità pedagogica e didattica che uno stato ha. E allora non è possibile che a più di un mese dall’inizio dell’emergenza ci siano ancora un milione e mezzo di bambini che non sono stati raggiunti dall’insegnamento a distanza. E sappiamo tutti che questi sono i figli delle famiglie più disagiate, emarginate e povere. E sappiamo anche che l’origine della disuguaglianza comincia dai primi anni della vita, e non si può pensare di risolverla solo con rimedi più tardi. Bisogna cercare di realizzare il livellamento del terreno di gioco, ma ciò avviene solo quando il sistema scolastico è davvero valorizzato”. Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro del governo Monti