Tutte le ore del mondo

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Incontrarsi nella diversità può essere uno slogan che diventa una verità credibile, non solo un’utopia auspicabile. Gli scatti del noto fotografo francese Gerald Bruneau, da sempre dedito a ritrarre gli aspetti sociali, spesso conflittuali del nostro mondo contemporaneo,  ci presentano al Centro Diagnostico Italiano, a Milano, in via Saint Bon 20, momenti di una giornata, dove i protagonisti sono soprattutto i bambini, quelle giovani marmotte che appartengono alle fasce meno ricche della nostra società, per cui niente è scontato, ma si misura con uno sforzo quotidiano atto a garantire la normalità.  Tutte le ore del mondo. Ritratti di accoglienza, relazione e cura nella Baranzate multietnica è il titolo della mostra fotografica apertasi in questi giorni e che sarà visitabile fino al 30 giugno. Cosa accade a Baranzate? Ci troviamo in un comune alle porte di  Milano,  dove è nato questo  progetto di vita per contrastare la povertà educativa minorile. Nelle foto piccoli bimbi sembrano salutarci con il loro sorriso coinvolgendosi nelle loro attività giornaliere. Appena svegli, durante la colazione, mentre sono a scuola, dal medico o ancora nella lettura delle fiabe e mentre giocano nel parco, fino al momento in cui la famiglia si ritrova alla cena serale: i loro volti, le loro espressioni, la meraviglia e lo stupore, la gioia e le titubanze srotolano, su un tapis roulant filmico, la storia di famiglie provenienti da tutto il mondo. Questo viaggio reale e al tempo stesso immaginario, pur essendo ambientato nel comune milanese, allarga infatti  i suoi confini geografici fino alle terre dello Sri Lanka, del Perù, dell’Ecuador, della Romania, del Senegal, della Somalia e del Marocco. Le storie che raccontano le famiglie ritratte sono diverse, come le culture dei loro protagonisti. Ogni azione della giornata è catturata dai click del fotografo che accosta  immagini  a due a due, unendo gruppi familiari di nazionalità differente, legati dai giochi e dai sorrisi dei più piccoli. Sono proprio loro gli artefici di una storia diversa e possibile: una futura realtà d’integrazione attraverso le lingue, i colori e le abitudini di queste piccole marmotte che tracciano una strada di comunicazione  fra i popoli,  disegnata e costruita  non sulle rotaie o sul grigio e polveroso asfalto, ma sul dialogo. La mostra ideata e curata dalla Fondazione Bracco con l’Associazione La Rotonda e il Centro Diagnostico Italiano è parte di un progetto triennale iniziato a Baranzate nel 2018 e che è stato scelto nell’ambito del Fondo Nazionale per il contrasto alla povertà minorile.  Kiriku – A scuola di inclusione è un piano di promozione  riservato  ai bambini dagli 0 ai 6 anni e ai lori genitori e, gli ambiti in cui  la Fondazione, l’Associazione La Rotonda  e il Centro Diagnostico  si muovono, vanno dalla salute all’apprendimento e alla cultura e cercano di favorire la crescita della comunità attraverso la  partecipazione e la sua crescita autonoma. In questa azione sono coadiuvati  dal Comune  di Baranzate, dall’Istituto Comprensivo Gianni Rodari  di Baranzate, dal  Politecnico di Milano – Tiresia,  dal Museo Poldi Pezzoli, dalla  Parrocchia  Sant’Arialdo  di   Baranzate e dall’impresa sociale Con i Bambini. In Italia, in un territorio di periferia alle porte di Milano, dove l’accoglienza non è più un’utopia, tutto si tinge di colori diversi, ha dichiarato Gerald Bruneau. È sempre una sfida testimoniare, in immagini, la vita in movimento e l’intimità delle persone.  Grazie a questo progetto di mostra, ho potuto accostare empaticamente le vite di questi piccoli Kiriku e ho visto bambini immersi in un mondo multicolore   vivere   senza conflitti le diversità al loro interno, passando con naturalezza dalla dimensione multietnica a quella familiare, che custodisce nei gesti quotidiani identità e tradizioni. In questo programma sono stati coinvolti trecentosettantuno bambini assieme ai loro genitori ed insegnanti.  Da chimica non mi stancherò mai di stupirmi del potere delle reazioni, e del mistero di creare qualcosa di nuovo con ingredienti noti, ha affermato Diana Bracco, Presidente della Fondazione omonima. Il potere di queste piccoli è infatti stupefacente nell’avvicinare realtà geografiche tanto lontane attraverso gesti quotidiani ed abitudini, dove ognuno di loro non perde la propria identità, ma la trasforma in qualcosa di  nuovo come in un ben riuscito esperimento alchemico.

Patrizia Lazzarin, 31 gennaio 2020

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