Le scelte dell’Ue che ci portano alla guerra con la Russia

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Il rischio di un allargamento del conflitto è sempre più palese

Il panico dilaga nell’eurocrazia. La burocrazia celeste deve essere caduta in una sorta di vertigine che fa rivoltare nella tomba i regolatori hegeliani che sulle orme di Kojève e poi dei vari Delors hanno costruito quel senso di impunità e di suprema arroganza che pervade i confezionatori di dossier preparatori delle riunioni a cui con regolarità si apprestano le classi politiche europee. Solo così si può spiegare che sia giunta sui tavoli del Consiglio europeo di giovedì e venerdì la proposta di requisire le risorse finanziare russe depositate in conti esteri. Il commento del prof. Giulio Sapelli

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Ultimo stadio per pilotare le sorti di una Repubblica in crisi

La moda dei ricatti informativi e procedurali verso politici e imprenditori

Ho scritto dei libri che si fondavano sul progetto scientifico di Wright Mills per cui le élites politiche non coincidono ma invece costruiscono le élites del potere, possedendo esse stesse risorse informative ed economiche non rese evidenti nel processo elettivo. Risorse – e qui sta lo scatto cognitivo – che non servono al condizionamento finalizzato ad assumere informazioni economiche o scandalistiche tout court, ma soprattutto a condizionare processi politici nazionali e internazionali. Per far questo è essenziale disporre delle banche dati di ex magistrati che – passando poi a ricoprire incarichi politici – portano con sé giacimenti di conoscenze usate nei sentieri dell'influenza decisionale allorché quelle stesse persone dismettono gli abiti istituzionali e rivestono quelli parlamentari o addirittura ministeriali e istituzionali negli enti decentrati dello Stato. Il commento del prof. Giulio Sapelli su il Sussidiario.

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L'Europa è priva di una vera politica economica

L'Unione Europea è paurosamente in grandissima difficoltà

Da Baires a Berlino, si potrebbe dire, facendo il verso al libro di Giovanni Arrighi – bellissimo ma infondato teoricamente – Adam Smith a Pechino, dove si preconizzava ciò che non è avvenuto: ossia la fuoriuscita dalla crisi di egemonia mondiale che, dal 1989, attraversiamo, con la sostituzione della dominazione unipolarista nordamericana con la potenza cinese. Ma ciò che accade oggi in Cina è una crisi di egemonia della fazione dominante del Pcc, come disvelano le sparizioni dei ministri (degli Esteri, perbacco!) e di ricchissimi magnati dell'high-tech e dignitari di corte a tutti i livelli. Il commento dell'economista prof. Giulio Sapelli.

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