Se sarà Brexit, Gran Bretagna nei guai

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La minaccia di un'uscita senza accordo (no deal) il 31 ottobre, ripetuta insistentemente da Johnson, continua ad aleggiare sull'economia britannica, che avrebbe grosse difficoltà a riprendersi a questo trauma. Di fatto lo smantellamento di decenni di integrazione europea potrà essere fatto solo a costo di profondi cambiamenti economici. Il commento di  Aude Martin su Vox Europ.

Brexit, i costi dell'abbandono per Londra

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Matteo Salvini mentore di Boris Johnson

.I sovranisti non sono stati sconfitti

Tutti hanno nello zaino il bastone da maresciallo: siamo ai vertici dell'adulazione. Ma i 5 stelle sono ora svuotati nel prestigio, se mai ne hanno avuto. Restano più di 300 parlamentari, molti dei quali non possono tornare a casa perché neppure ce l'hanno una casa (in senso professionale, un mestiere, o almeno un "posto"), decisi a restare a Roma se fosse possibile in eterno. Comunque la democrazia diretta è ancora invocata da questi 300 e più come un blasone. Il commento di Mario Margiocco su Lettera 43.

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La Gran Bretagna verso il disastro

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Che vada a finire male, anzi malissimo, è ormai una certezza. Si tratterà di vedere se la Gran Bretagna sia destinata all’implosione statuale - come già si avverte a Edimburgo e a Belfast - o se si “limiterà” a pagare un prezzo sempre più alto : fuga di imprese, banche e capitali, deprezzamento della sterlina, tensioni politiche e sociali, crollo del mercato immobiliare. Secondo tutti gli indicatori, le conseguenze saranno drammatiche, ma ancora più costoso sarà - se mai ci sarà - il rinsavimento, ossia la ricostruzione nel tempo di accordi, inevitabilmente al ribasso, con la Comunità Europea. Il commento di Massimo Nava su Linkiesta.

 

Con Boris a Downing Street Londra in difficoltà

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