Anna Paolini, la forza della natura e delle donne

Anna Paolini, la forza della natura  e delle donne

Fiori dai mille colori  nascono in questa stagione sui prati e nei giardini  con intorno api e farfalle  posate sui petali profumati, file di piccole e grandi lumache  e di  formiche camminano ondeggiando sulla terra  ed intorno ai nostri occhi vediamo  tanta luce ed il sole. La primavera ci ha restituito  l’immagine  della stella madre  che riscalda e fa nascere la vita. In quest’epoca speciale della storia dell’uomo dove lo spauracchio della malattia ridisegna le relazioni e ci insegna ad inventare nuovi modi per percepire la bellezza della stessa natura, ho voluto dar voce ad una donna, ad una giovane artista bolognese, Anna Paolini, che restituisce nelle sue creazioni ed, in particolare nelle illustrazioni dei suoi libri, la forza e l’energia del mondo naturale.

Come nasce la tua passione per la natura? Ricordi un’occasione?

“Ho sempre amato osservare e godere della natura. I miei genitori mi hanno insegnato a farlo. Quando ero piccola mamma e papà usavano scrivere sul muro, dietro la porta della cucina, alcune frasi importanti che consideravamo come promemoria di emozioni ed intenzioni. Una frase era questa “L’Anna da grande vuole fare la fioraia in Florida”. Amavo i fiori”.

Anna Paolini ha pubblicato nel 2019 due libri che contengono le sue illustrazioni e sono dedicati a due figure importanti della storia dell’arte, declinata al femminile: Maria Sibylla Meriam e Giovanna Garzoni. Sybilla Meriam era una pittrice fiamminga, ma soprattutto si dedicava alla botanica e alla zoologia e aveva pubblicato nel 1705 due opere monumentali come La meravigliosa trasformazione delle farfalle ed il loro singolare nutrimento dalle piante e Metamorfosi degli insetti del  Suriname, a seguito di un viaggio di due anni nella colonia olandese del Suriname, compiuto con il sostegno economico della potente città di Amsterdam. Giovanna Garzoni nata nel  1600 ad Ascoli Piceno, era molto brava a dipingere, a guazzo su pergamena, composizioni con fiori e frutta paragonabili a studi di botanica. Molto apprezzata dai suoi contemporanei, faceva parte dell’Accademia romana  di San Luca, privilegio riservato a quell’epoca a poche donne.

Nel mese scorso si sarebbe dovuta aprire a Palazzo Pitti a Firenze una mostra su Giovanna Garzoni. Anna ne era naturalmente al corrente e aveva già comprato i biglietti.

Come è caduta la  scelta sulle artiste delle sue pubblicazioni edite da Logosedizioni:

“La collana a cui appartengono i libri di Maria Sibylla Meriam e Giovanna Garzoni nasce proprio dalla volontà di rendere omaggio a grandi donne che hanno affrontato difficoltà in tempi molto più bui, infrangendo regole e riscattando il diritto di essere, esistere, attraverso l’arte  ed ognuna con le proprie peculiarità. La scelta di Sibylla è stata la prima perché quando la mia editor mi fece conoscere i suoi libri e le sue meravigliose tavole ne rimasi folgorata. Il tema della natura era già nelle mie corde  e leggendo la sua affascinante vita me ne innamorai. Sei mesi dopo le proposi una storia che parlava di lei. E partimmo con entusiasmo con l’idea di questa collana. Giovanna Garzoni è un’altra donna che dedicò la sua vita all’arte. Fu forte, determinata, sensibilissima. Di lei si sa poco, ma penso che le sue opere parlino per lei”.

Cosa si potrebbe fare per il “mondo delle donne”. Pensi che la tua arte potrebbe essere utile?

“Questo è un argomento ampio. Sono molto sensibile al tema che purtroppo rimane sempre attuale. Dico, purtroppo, perché sarebbe bellissimo non doversene occupare. Sarebbe bellissimo avere una società che ripudia il patriarcato e che esistesse una reale parità di genere. Desidererei che noi donne ci liberassimo da stereotipi  e da aspettative altrui, che ci sentissimo veramente libere di essere individui senza etichette sociali o di genere. E’ una cosa, a dire il vero, che desidererei per tutti”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Sempre per la collana Logosedizioni uscirà a breve un nuovo volume dedicato ad un’altra grandissima donna del mondo dell’arte. E sto lavorando ad altri volumi di cui non posso svelare nulla”.

L’universo simbolico delle tue immagini qual’è?

“Direi che la dimensione generale che accoglie il mio immaginario è caratterizzata da immobilità e silenzio. Miro molto ad una comunicazione empatica. Le mani e gli occhi, grandi e fermi che sfuggono o incontrano lo sguardo, hanno un ruolo fondamentale nella mia narrazione, così come le composizioni floreali che la accompagnano e la addolciscono”.

Quali valori vuoi trasmettere considerando che ti rivolgi soprattutto ai bambini?

“In realtà il mio modo d’illustrare si rivolge ad un’ampia fascia di età. Non nasco come illustratrice per l’infanzia. Il fine è, almeno per i libri di cui sono anche autrice, una comunicazione accessibile a tutti con temi ampi ed introspettivi. Se ti basi sull’empatia quell’immagine arriverà a tutti”.

Sei riuscita a lavorare in questa prigione “dorata”, in cui ci ritroviamo un po’ tutti rinchiusi, o senti la tua ispirazione tarpata come una farfalla senza ali?

“In realtà, come persona sono piuttosto propensa, quando lavoro, ad immergermi in maniera totale. Perciò in pratica, ad essere sinceri, poco è cambiato in fatto di reclusione. Ho la fortuna di fare un lavoro che mi porta lontano ogni volta che mi siedo al tavolo da disegno.

Il coronavirus ti ha suggerito qualche idea per la tua attività artistica?”

Molte, tantissime riflessioni, soprattutto sulle relazioni, sull’ambiente e sulla resilienza.

Patrizia Lazzarin, 6 aprile 2020

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