Italia in difficoltà, la corruzione la fa da padrone

«Così come il pesce guizza sotto l’acqua e non è possibile verificare se stia bevendo acqua o meno, allo stesso modo non è possibile scoprire se i funzionari pubblici stiano rubando soldi per loro stessi». Figuratevi poi se l’acqua fosse torbida. Lo sostiene l’Arthaśāstra, un antico trattato attribuito al filosofo, economista e pensatore indiano Chanakya. Citato ad esempio da due studiosi della corruzione, Lucio Picci e Alberto Vannucci, nel libro Lo zen e l’arte della lotta alla corruzione. Sono parole consegnate a chi voglia ben governare fra il secondo e terzo secolo d.C. Ma sembrano scritte ieri a proposito della pretesa di tanti pubblici dirigenti d’essere esentati, ai livelli apicali e non solo a quelli inferiori, dall’obbligo di «rendere pubblici i dati reddituali e patrimoniali». Il commento di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Lo Stato non decolla, la corruzione sì

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