Preoccupa la mediocrità della nostra classe politica

Per quanto ci si sforzi, non ci si capacita della pochezza dei politici di casa nostra. Tutti chiusi nelle loro certezze, ritenendo che il proprio modo di analizzare ed affrontare i grandi problemi che rischiano di metterci ko (crisi economica, la mancanza di lavoro per i nostri giovani, l’inflazione che galoppa, la guerra in Ucraina, immigrazione incontrollata, gli approvvigionamenti energetici che preoccupano le imprese, ecc.) sono il percorso giusto e coerente per risalire la china di uno sviluppo sostenibile di questo martoriato Paese. Ognuno si ritiene in grado di proporre le soluzioni che, adottate, sole possono contribuire ad indirizzare le politiche governative verso la soglia di una crescita che latita da troppi anni. Quando da ogni parte politica si sostiene che in Italia si perde rispetto ai competitor europei (negli ultimi trent’anni il reddito pro capite nel nostro Paese è rimasto sostanzialmente stabile, mente negli altri Paesi europei ha segnato buoni livelli di crescita), ci si dimentica che in questi trent’anni hanno governato un po` tutti, nella prima Repubblica: dalla Democrazia Cristiana e dai suoi sodali, nella seconda da Silvio Berlusconi (centro-destra) a Massimo D’Alema (centro-sinistra), ai tecnici Ciampi, Monti e Draghi. Per passare ai Cinquestelle ed alla Lega. Insomma, non ci siamo fatti mancare niente. Quindi. Le lacrime dei vari Salvini, Meloni e Letta lasciano il tempo che trovano. E sono lacrime di coccodrillo. Negli anni hanno dimostrato cronica incapacità di affrontare i veri nodi dei problemi del Belpaese. Che, principalmente, sono un debito pubblico gigantesco, una pubblica amministrazione (a detta di tutti) inefficiente, una classe politica che grida alla luna e non si pone minimamente dalla parte dei cittadini.

Da fare, subito

Riformare in senso proporzionale le legge elettorale. Nessuno ne parla, come se non rilevasse. Occorre riconsegnare agli elettori la possibilità di mandare in Parlamento i propri candidati, espressione dei territori, troppo sovente sacrificati, se non defraudati, in ragione delle esigenze dei capi-bastone. I quali da oltre un ventennio sia alla Camera de Deputati che al Senato della Repubblica scelgono degli yes man, uomini (o donne) sempre pronti a dire di sì, a mostrarsi accondiscendenti o servili. In altri termini queste situazioni corrispondono all'incirca all'essere dei  veri e propri leccapiedi. Piaccia o non piaccia, le cose stan così. E non c’è verso che cambino. A meno che noi, elettori, non ci arrabbiamo e scendiamo nelle piazze d’Italia per costringere la classe politica a mutare atteggiamento. Che la classe politica sia più rispettosa dei veri bisogni degli italiani. La gente vuole lavoro, sicurezza, protezione sociale e pretende di non essere vessata con un carico fiscale intollerabile

Ci si lamenta perchè non corriamo in massa a votare. La risposta è che ci viene impedito di far sentire la nostra voce. Della serie ci prendono per il naso e noi dobbiamo anche sorridere. Utilizzano i social in modo indecente, cercando di convincerci che hanno a cuore i nostri problemi. Quando non è vero. Sono irresponsabili e pensano solo a se stessi. Dalle decisioni che prendono non si direbbe davvero  hanno a cuore gli interessi della nazione.

Ognuno di lorsignori, insomma, continua a coltivare il proprio orticello con la convinzione che gli elettori siano instupiditi dalle loro dirette Instagram o via Facebook. Sono molto ridicoli.

Si permetta il voto per posta od online, in particolare alle persone anziane, ai  lavoratori che vivono all’estero o, in Italia, ma che per motivi di lavoro o di studio si trovano a vivere lontani dal proprio luogo di residenza.

Sono questi alcuni provvedimenti che potrebbero incidere moltissimo sulla partecipazione al voto sia amministrativo che politico. E che non costano nulla o quasi. È` necessaria, indispensabile, solamente la volontà di venire incontro alle esigenze dell’elettorato italiano. Ma perchè nessuno ne parla? Vi siete chiesti come mai?

Infine bisogna ribaltare la legge costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari. Meglio sarebbe stato differenziare le competenze della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Occorre percorrere questa strada. Bisogna semplificare. Snellire. Rendere i lavori parlamentari più rapidi nell’esame dei provvedimenti per pervenire in tempi decenti e non biblici ad introdurre un quadro normativo compatibile con le reali esigenze del Paese. Le leggi, poi, deve tornare a farle il Parlamento e non più il governo. I decreti legge vanno fatti solo nei casi di necessità ed urgenza. Come, del resto impone e prevede, il dettato costituzionale

Bisogna combattere la burocrazia (non a parole) che è capace di soffocare le iniziative degli imprenditori. Solo così si può creare lavoro. Si prendano esempi dagli Stati che concretamente aiutano le imprese (Austria, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, ecc.) e non cerchino di ostacolare le iniziative imprenditoriali che sole possono aiutare il Paese a riprendere la via di uno sviluppo che da troppi anni si è inceppato. E piantiamola di fare i piagnistei, per favore!

Ultima considerazione, ma non la meno importante, un occhio attento va al debito pubblico, che continua a cresce al ritmo di 5 mila euro al minuto. Che sono 150 mila euro al mese. Che sono 1.800 mila euro all’anno.

Non sono proprio solamente pochi spiccioli. Con questi denari risparmiati si potrebbero costruire una decina di ospedali. E questa situazione debitoria cresca da decenni. La Commisssione Europea vigila. E fa bene. Dobbiamo tenere nel debito conto anche che i Paesi cosiddetti frugali (Germania, Olanda, Danimarca, Finlandia, ecc.) ci conoscono meglio di come forse ci conosciamo noi stessi. Diffidano della nostra classe politica e… se non facciamo le riforme (tutte) che Bruxelles chi ha chiesto, rischiamo di andare davvero a ramengo. E non ci da più il becco di un quattrino. Stiamo attenti e vigili. Ma per favore, cambiate registro e ascoltate i cittadini...

Marco Ilapi, 2 dicembre 2022

L'Italia è l'unico Paese europeo i cui salari non solo non sono aumentati, ma sono addirittura diminuiti!

Il quadro europeo

*La Lituania ha visto nel periodo 1990-2020  i redditi pro capite crescere del 276,30%, l’Estonia del del 237,20, la Lettonia del 200,50%, la Slovacchia del 129,60%, la Repubblica ceca del 112,40%, la Polonia del 96,50%, l’Irlanda del 85,50%, l’Ungheria del 72,70%... la Germania del 33,70%, la Francia del 31,10%, la Spagna del 6, 20%, l’Italia – 2,90%!

*Dati Ocse

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Gli italiani massacrati da un fisco vorace

In Italia, un lavoratore “single”, senza moglie e figli, è sottoposto a un cuneo fiscale del 47,9%. Questo vuol dire che, fatto 100 il costo del lavoro, il carico fiscale pesa per circa la metà. Peggio di noi soltanto Belgio (52,7%) e Germania (49,5%). Decisamente meglio, invece, le nazioni del Nord e dell'Est Europa, attorno al 42%, la Grecia al 40,8% e la Spagna al 39,4%. Il Regno Unito si posiziona al 30,9. Grazie ai benefici sociali per le famiglie, il cuneo fiscale sui nuclei monoreddito con due figli, sempre in Italia, è pari al 39,1%. Percentuale che ci posiziona al secondo posto della graduatoria. La media Ocse è del 26,6%. Numeri insostenibili. Il commento di Carlo Terzano sul sito Lettera43.

Italia, le tasse sempre più su

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Tasse in aumento per molti, diminuite per multinazionali

Nei Paesi Ocse il livello di tassazione sulle persone fisiche dal 2008 a oggi è aumentato in media del 6%, secondo i dati di Kpmg, mentre la pressione fiscale sulle imprese è scesa del 5%. (...) Il gettito fiscale perduto è stato compensato dall'aumento di altre imposte, spiega invece l'analisi dell'Ocse, in particolare l'Iva, che nei Paesi Ocse è passata da un'aliquota media del 17,6% nel 2008 al 19,2% nel 2015.L'editoriale di Enrico Marro su Il Sole 24 Ore.

Le tasse diminuiscono ... per i ricchi, per gli altri crescono!

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