Un’educazione a 360 gradi

Un’educazione a 360 gradi

Il cambiamento e le costruzione della conoscenza. Un grande festival dell'educazione si è svolto a Torino dal 23 al 27 novembre. Come "promuovere l'apprendimento inclusivo, esteso a tutte le componenti della comunità, migliorare a tutti i livelli la qualità e l'accessibilità della formazione; estendere e garantire la conoscenza e l'uso delle nuove tecnologie per facilitare e ampliare l'accesso alla conoscenza". Questi gli obiettivi della città sabauda, in cui si può ritrovare lo spirito del Festival dell'Educazione, organizzato a fine novembre dal Comune insieme all'Università e al Politecnico e altri enti e associazioni che si occupano di formazione, come il MIUR, l'Indire, la Fondazione Agnelli e quella della Compagnia di San Paolo. Un programma, ricchissimo di proposte (un centinaio, in quattro giorni) e articolato in venti aree tematiche, secondo quattro dimensioni: Io, Noi, Tempo, Spazio, interconnesse fra loro in un processo circolare.

La dimensione dell'Io è stata incentrata su neuroscienze, cura di sé, educazione al cambiamento, apprendimento permanente, professione-docente.

E' importante valorizzare nell'insegnamento anche la dimensione corporea ed emozionale, se si vogliono migliorare l'apprendimento e la motivazione ed evitare l'esclusione dei soggetti più deboli. Così come si dovranno richiedere al professionista dell'educazione nuove competenze, che gli permettano non tanto e non solo di "trasmettere" conoscenze, ma di promuovere nei discenti autonomia personale, identità culturale, curiosità, abitudine al confronto. Il docente, quindi, da "esperto"tout court (che dispensa saperi), deve farsi "facilitatore", così da promuovere l'abitudine ad un apprendimento autonomo, necessario per quel life long learning, di cui una società complessa e in cambiamento continuo non può più fare a meno.

La dimensione del Noi si è occupata di inclusione e integrazione, scuola e università, nuove forme familiari e relazioni nello spazio virtuale (cyber bullismo), libertà di pensiero e di scelta (maschile e femminile).

Le scuole sono ormai contesti multiculturali, dove la questione delle differenze culturali, religiose, linguistiche e sociali si pone in primo piano. Per affrontarla in modo adeguato, il mondo della formazione deve ri-orientare i propri presupposti pedagogici e le pratiche educative, facendo del tema della multiculturalità – interculturalità un'occasione di crescita e di educazione alla cittadinanza.

Fra i tanti problemi da affrontare non si deve dimenticare quello del bullismo, che con l'uso improprio delle nuove tecnologie è diventato cyberbullismo, a partire dalla rete fino a raggiunge la vittima ovunque, con ripercussioni sulla vita scolastica e familiare dei giovanissimi. E' pertanto urgente aumentare la consapevolezza nell'uso di tali strumenti fra gli adolescenti, sia da parte degli educatori che delle famiglie.

E a proposito del "sistema famiglia", la scuola deve anche tenere conto dei grandi cambiamenti in essa avvenuti rispetto al modello standard (dalle coppie di fatto, alle madri lavoratrici in nuclei familiari monoreddito). Così come è ugualmente necessario lavorare su stereotipi e pregiudizi (come quello di genere), frutto di categorizzazioni sociali sedimentate storicamente e assorbite fin dalla prima infanzia.

Le aree tematiche della dimensione Tempo sono state: i tempi dell'apprendimento, le didattiche innovative e le nuove prospettive pedagogiche, il tempo dell'infanzia e quello del tempo libero di bambini e ragazzi.

Fra i tanti cambiamenti urgenti nella scuola, vi è quello di un nuovo curricolo, "flessibile" e "individualizzato", nell'ottica di una scuola inclusiva: non più solo obiettivi da raggiungere uguali per tutti, ma attenzione agli stili cognitivi di ognuno, ai tempi di apprendimento(legati anche ai Bisogni Educativi Speciali) e un insegnamento per competenze, trasversale alle varie discipline.

Mentre, al di fuori della scuola, si dovrebbero ricreare dei momenti di tempo "libero" per bambini e ragazzi, ormai "programmati" come dei piccoli adulti in attività pomeridiane incessanti e controllate, per permettere la formazione di un pensiero flessibile e creativo.

Infine, per la dimensione Spazio, le tematiche hanno riguardato i luoghi formali e informali dell'educazione, da quelli pubblici a quelli virtuali.

Le aule scolastiche dovrebbero diventare spazi laboratoriali, spazi flessibili pensati per un maggior coinvolgimento degli alunni, protagonisti del loro apprendimento grazie al confronto, alla collaborazione fra pari e all'utilizzo di una pluralità di strumenti, invece che alla sola lezione frontale. Inoltre, agli spazi chiusi (controllati, sicuri, finalizzati a specifiche attività), nei quali si svolge per lo più la giornata di bambini/e e ragazzi/e si dovrebbero affiancare, a partire dalla prima infanzia, occasioni di relazione attiva e libera con l'ambiente, soprattutto esterno (outdoor education). Come dovrebbero essere ripensati gli stessi spazi urbani, per essere resi più flessibili e fruibili da giovani e famiglie.

Le giornate torinesi, con momenti plenari, seminari tematici (dove si sono approfonditi temi e ricerche), tavole rotonde per dialogare con approcci culturali e visioni divergenti, workshop con presentazione di buone pratiche, laboratori e mostre, sono state davvero un'occasione di ricerca, incontro e dialogo per tutti coloro che si occupano di educazione e formazione.

Clara Manca, Cidi, Torino

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